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I tifosi italiani (e laziali) del Liverpool: “Leiva simbolo del nostro legame”

Liverpool, Official Supporters Club Italy

Anche grazie ai tifosi del Liverpool, Leiva ha vinto il premio come miglior laziale della stagione: ci siamo fatti raccontare questo rapporto viscerale dal club italiano dei Reds

Dieci anni di Liverpool? Tanti, troppi perché il filo red si spezzi. Pensate solo al fatto che, in appena due stagioni, Lucas Leiva abbia già un posto speciale nel cuore dei tifosi laziali. In tanti l’hanno votato per il premio di miglior biancoceleste della stagione, in un testa a testa con Francesco Acerbi che sarebbe stato serratissimo.

Sarebbe, perché altri sostenitori – quelli del Liverpool appunto – si sono seduti sul piatto della bilancia del loro vecchio idolo e hanno reso schiacciante la sua vittoria. La seconda consecutiva, dopo il riconoscimento ottenuto nel 2018: anche in quel caso, il contributo dall’Inghilterra e non solo fu decisivo. Insomma, anche se di campioni (d’Europa) da applaudire e coccolare ne hanno in abbondanza, i supporter dei Reds non dimenticano il loro guerriero biondo.

Lucas Leiva visto dai tifosi laziali del club italiano del Liverpool

Un amore così viscerale per Leiva merita di essere approfondito. Abbiamo bussato allora alla porta dell’Official Supporters Club italiano del Liverpool: ci ha aperto il presidente Nunzio “Koprule” Esposito, che ci ha accolto e indirizzato verso tre membri del branch (l’avamposto ufficiale del club inglese nel nostro Paese), che alla fede biancoceleste uniscono anche il tifo per i Reds. Quali? Giorgio Capodaglio, giornalista e figlio del famoso speaker radiofonico laziale Franco; Felice Senese, un passato in Curva Nord e oggi cancelliere a Torino; Matteo Paradiso, medico del corpo militare della Croce Rossa che frequenta la Nord. Sono loro che ci hanno preso per mano in questo viaggio dentro il rapporto speciale con Lucas Leiva.

Per il secondo anno consecutivo, Leiva ha vinto il titolo di miglior laziale della stagione anche grazie ai tanti voti da parte dei suoi ex tifosi del Liverpool. Avete partecipato anche voi al sondaggio sui social?

Giorgio Capodaglio – Pur seguendo assiduamente la Lazio, oltre al Liverpool, non ho partecipato. In ogni caso avrei probabilmente votato per Lucas al di là della militanza Reds, perché ritengo che nelle partite più importanti sia sempre stato il migliore in campo. Certo, anche Acerbi avrebbe meritato, come temperamento è un altro giocatore con lo spirito Reds.

Felice Senese – Io non ho partecipato alla votazione, ho comunque seguito tutto l’anno le prestazioni di Lucas Leiva e posso dire di essere assolutamente in sintonia con l’esito del sondaggio. Leiva ha dimostrato un attaccamento e una professionalità che dovrebbero essere presi come esempio da tutta la rosa biancoceleste.

Matteo Paradiso – No, ma non mi stupisce come esito. Sono anzi talmente poco stupito che sono convinto che il nostro Lucas avrebbe vinto il sondaggio anche senza l’aiuto provenuto da Oltremanica. È uno che ti conquista subito, un combattente dentro al campo e un signore fuori dal campo. Uno che lavora, che si impegna fino in fondo, che prodiga tutto sé stesso in ciò che fa: praticamente il sogno di ogni tifoso. Come può un giocatore così lasciarti indifferente.

Parlateci del legame che avete ancora con Lucas: che cosa ha rappresentato per voi durante la sua lunga militanza al Liverpool e perché è ancora così amato?

Giorgio – Lucas Leiva è l’emblema del calciatore che i tifosi del Liverpool vogliono vedere con la propria maglia. Magari tecnicamente non ha le qualità di un big di fama internazionale, ma è un calciatore che in campo mette sempre l’anima, non tira mai indietro la gamba e dimostra grande attaccamento alla maglia. Anche quando ha giocato poco, non ha mai fatto alcuna polemica e ha saputo farsi apprezzare dalla gente. Per il Liverpool ci ha anche rimesso una gamba, in un match di League Cup del 2011, un infortunio che l’ha fermato proprio nel suo momento migliore. Il giorno della sua ultima partita in maglia Reds ha ricevuto una standing ovation ed è stato premiato in mezzo al campo tra la commozione generale. Non è una cosa che capita a tutti. Sono certo che tra alcuni anni, così come succede per tanti altri ex giocatori del Liverpool, sarà spesso invitato agli eventi organizzati dalla società.

Felice – Lucas Leiva incarnava lo spirito del Liverpool FC, ha sempre dato il massimo. Io lo ricordo quando Rafa Benitez lo acquistò dopo aver ceduto Xabi Alonso. Sicuramente, dal punto di vista tecnico, non poteva competere con lo spagnolo, ma in tutti i suoi anni ad Anfield ha sempre dimostrato impegno, attaccamento, professionalità e soprattutto rispetto per i tifosi, giocando anche infortunato e non al meglio e questo la Kop non lo dimentica. Mai. Io personalmente sono stato molto dispiaciuto quando è andato via da Liverpool, ma sono stato allo stesso tempo felice di saperlo ingaggiato dalla SS Lazio: avevamo preso un Uomo vero, prima ancora che un buon giocatore.

Matteo – Lucas è personalmente uno dei giocatori a cui sono più legato, assieme al duo scouser Carragher -Gerrard, ad Agger e a Sami Hyypia. Del resto come si fa a non amare alla follia un giocatore come lui, combattente ma sempre corretto, che affronta tutte le gare con agonismo, impegno e determinazione, che non dice mai una parola fuori posto (mai in tutta la sua carriera), che ha il carisma per trasmettere la sua energia positiva ai compagni. A mio avviso Lucas rappresenta ciò che un giocatore di calcio dovrebbe essere, incarna un po’ quello spirito del calcio romantico, che ormai possiamo solo apprezzare da vecchie videocassette o da riviste ingiallite. Giocatori come lui rappresentano un patrimonio per il calcio moderno, ahimè, corrotto e degradato sotto molti punti di vista. Uno come Lucas è impossibile discuterlo: puoi amarlo e basta. Lo sanno i tifosi del Liverpool e lo hanno imparato i tifosi della Lazio.

Voi avete avuto modo di incontrarlo, in Inghilterra o qui in Italia, o comunque avete in programma di conoscerlo di persona?

Giorgio – Purtroppo non abbiamo ancora avuto modo di farlo. È però in programma è cercheremo di farlo la prossima stagione. Personalmente avevo già preso contatto con la società, anche perché conosco tutti da anni dal momento che mio padre è una delle voci storiche delle radio romane. Purtroppo, vivendo io ora a Cuneo, è un po’ più complicato, ma vogliamo certamente incontrarlo regalandogli anche una targa ricordo. Vorremmo comunque salutare anche Luis Alberto: con il Liverpool non è riuscito ad emergere, ma siamo felici per quanto sta facendo alla Lazio. Sempre che resti in biancoceleste, visto le ultime voci. Poi chissà, magari la società biancoceleste potrebbe interessarsi a qualche altro giocatore in uscita dal Liverpool. Io sognerei Sturridge.

Felice – Purtroppo non ho avuto modo di conoscerlo di persona.

Matteo – Ho avuto la fortuna di incontrare alcuni giocatori biancocelesti, particolarmente Immobile, Parolo, Cataldi, Strakosha, Acerbi e il mio idolo assoluto, Lulic. Ma non sono stato altrettanto fortunato da incontrare Lucas, per il momento. Vorrei dirgli tante cose (tra l’altro parla pure italiano). Su tutte, che mi onora che un giocatore così abbia vestito le maglie delle mie due squadre del cuore, che per me rappresentano in realtà molto di più di due squadre: direi sono quasi uno stile di vita, fanno parte del mio essere, è un qualcosa di intimo, difficile da descrivere. E avere uno come lui che ha lottato e continua a lottare con la sua passione e dedizione per quei simboli, capite bene cosa possa voler dire per me. So che un nostro iscritto è in contatto con la società, io tengo le orecchie aperte, se e quando avverrà l’incontro dovrò esserci a tutti i costi!

Per i tifosi laziali del vostro branch, cosa si prova nel vedere Leiva indossare la maglia biancoceleste?

Giorgio – Ovviamente sono stato felicissimo il giorno del suo arrivo, anche perché ero consapevole che avrebbe fatto fare il salto di qualità alla squadra biancoceleste portando esperienza, determinazione e attaccamento alla maglia. In fin dei conti posso solo amare un giocatore che in Europa ha vestito solamente le maglie di Liverpool e Lazio.

Felice – Vedere Leiva con la maglia della Lazio è sicuramente un motivo di orgoglio: è un giocatore che dà l’anima, mai una polemica, mai una parola fuori posto, sempre disponibile con i tifosi e, soprattutto, vincente: una Supercoppa e una Coppa Italia non sono forse dei grandi trofei continentali, ma entrano nel palmares di un giocatore che ha grandi valori umani prima ancora che tecnici. Io sono tifoso laziale da bambino, ho sempre guardato la maglia e non mi sono mai affezionato troppo ai giocatori, eccezion fatta per Beppe Signori. E Lucas Leiva.

Matteo – È semplicemente bellissimo. Klopp purtroppo non vedeva Lucas nel suo progetto, ci sta, è la “ragion di Stato”: è un tipo di giocatore purtroppo non adatto al Gegenpressing e all’aggressiva velocità di Jurgen. Ma il dolore di dirsi addio dopo tanti anni è stato mitigato dalla gioia di vedere un profilo come il suo vestire la maglia biancoceleste. Praticamente è come se non se ne fosse mai andato.

Si può dire che un pezzetto della Champions vinta quest’anno sia anche di Lucas, per tutto quello che ha lasciato di buono a Liverpool?

Giorgio – Dopo la vittoria della finale di Champions League, un ragazzo siciliano del nostro branch ha scritto che la cosa più bella e importante è stata il percorso fatto, non soltanto nelle gioie, ma anche nelle sconfitte e nelle delusioni. Lucas Leiva certamente ha avuto un ruolo fondamentale in questo percorso e certamente è stato molto utile a Klopp, insieme a Henderson e altri che vestono la maglia del Liverpool da diversi anni, nel tramandare quello spirito Reds cresciuto in loro allenandosi quotidianamente per anni con chi ha il Liverpool, nell’anima come Gerrard e Carragher.

Felice – Non credo sia corretto attribuire meriti che non si acquisiscono sul campo: Leiva ha dato tutto a un Liverpool che non era minimamente paragonabile alla corazzata di Klopp. Ha militato in un Liverpool piccolo, che stava uscendo da una situazione finanziaria e tecnica imbarazzante, ha dato il suo contributo alla rinascita del club, ma il Liverpool di oggi non gli appartiene e credo che lui sia il primo ad ammetterlo, benché sia stato felicissimo della vittoria di Madrid.

Matteo – Assolutamente. Basti pensare all’attuale capitano, Jordan Henderson. Arriva a Liverpool che è un ragazzino, ma ascoltava e soprattutto imparava. E abbiamo avuto la fortuna di avere dei grandi maestri, sia a livello umano che a livello tecnico: Carragher, Agger, Gerrard e, proprio lui, Lucas Leiva. Jordan ha imparato da lui il sacrificio, la dedizione, il parlare poco e il lavorare molto. In Jordan ci vedo molto di Lucas, anche nella capacità di fare gruppo: in questo il ruolo di Lucas è stato fondamentale, e, lo sappiamo, una delle forze del Liverpool è proprio il gruppo. Uno come Lucas non può non essere menzionato, pertanto, quando si parla della nostra magnifica sesta.

La presenza di Lucas nella Lazio ha incrementato, secondo voi, l’attenzione e l’affetto dei tifosi del Liverpool nei confronti del club biancoceleste. Un legame ideale già forte per i tanti trascorsi vincenti dei Reds contro la Roma…

Giorgio – Certamente l’attenzione nei confronti della Lazio è cresciuta. Sul Liverpool Echo, quotidiano locale della città, o sulla rivista ufficiale del club, nelle ultime due stagioni sono spesso usciti articoli riguardanti la Lazio e ovviamente Lucas. Da parte dei tifosi del Liverpool c’è sicuramente simpatia perché le antiche battaglie contro la Roma e la presenza di tanti laziali in Nord in occasione della finale del 1984 non sono state certo dimenticate. Ricordo anche un bellissimo applauso della Kop in occasione dell’amichevole dell’estate 2008, quando i laziali alzarono uno striscione per Gabriele Sandri. Era la mia prima volta ad Anfield, ora sono andato in 26 occasioni.

Felice – Il legame tra Laziali e Reds è saldo e profondo dagli anni ’80. Leiva ha contribuito a renderlo ancora più saldo grazie alle sue qualità umane, che sono più importanti di quelle tecniche. Lucas è una persona che in uno spogliatoio dà equilibrio, è uno di quelli che si allena e conduce una vita da atleta e professionista. E i risultati in campo gli danno ragione.

Matteo – Essendo il calcio per me piuttosto totalizzante, ho due enormi tatuaggi: l’aquila della Lazio sulla gamba sinistra, la fenice del Liverpool sulla gamba destra. Quando è più caldo e porto i pantaloncini corti allo stadio, la gente che mi vede mi ferma e mi fa i complimenti. C’è molto amore per il Liverpool tra i Laziali, specie tra quelli della Curva, il che non può che riempirmi di gioia. Quando ho visto lo scorso anno la scritta “C’mon Reds”, firmata dagli Irriducibili a Formello prima di Roma-Liverpool, ho quasi pianto. È un legame forte senza dubbio e Lucas ha contribuito sicuramente a rafforzarlo ancora di più. Del resto, lo spirito tutto sommato è il medesimo: chi tifa Liverpool, così come chi tifa Lazio, è abituato a soffrire e ad avere tutti contro. Ma non molliamo. Proprio come Lucas, combattiamo fino alla fine. Lucas è la connessione ideale tra due mondi che in realtà nascono già imparentati.

Cosa significa essere tifosi italiani del Liverpool? Raccontateci la vostra esperienza: quante volte andate ad Anfield, come avete seguito la finale di Champions e come avete festeggiato la vittoria.

Giorgio – Non posso risponderti in modo completo a questa domanda, servirebbe quasi un articolo a parte per spiegare tutto. Tifare Liverpool in Italia non è sempre facile, purtroppo a causa dell’Heysel, oltre che per diverse finali vinte contro le italiane. Negli ultimi anni però, anche grazie alla stima mondiale per Gerrard e alla magnificenza della Kop, le cose sono cambiate e lo vediamo anche dall’interesse crescente attorno al nostro branch. Per quanto riguarda la presenza ad Anfield, ogni anno il Liverpool mette a nostra disposizione biglietti per sei o sette partite di campionato per trasferte di gruppo, anche se la nostra richiesta supera di gran lunga la disponibilità. In ogni caso nostri iscritti sono presenti in ogni partita. Ovviamente ognuno sale secondo anche le disponibilità economiche e lavorative. Io negli ultimi anni ho sempre cercato di salire in occasione di settimane con due gare casalinghe. Comunque vado circa tre volte a stagione. Per quanto riguarda la finale di Champions, abbiamo fatto diversi gruppi. Alcuni di noi hanno addirittura trovato il biglietto per Madrid, un bel gruppo è andato a vederla in pub o teatri di Liverpool (compreso me), mentre in Italia ci siamo incontrati a Napoli, Firenze e Milano. Ci tengo però a dire un’altra cosa di cui vado veramente molto orgoglioso: in occasione dell’ultima di campionato, anche se soltanto una ventina di noi avevano il biglietto della partita, eravamo oltre sessanta persone e abbiamo avuto un mini raduno in una pizzeria di Liverpool. È stato un bellissimo momento di condivisione, perché pur arrivando da zone diverse d’Italia, ognuno con la sua storia, siamo uniti da questa enorme fede che ci ha portato anche a creare dei sinceri rapporti di amicizia.

Felice – Seguo il calcio inglese da quando ero bambino: da tifoso laziale ovviamente la vittoria della Coppa dei Campioni allo stadio Olimpico contro la Roma è stato il motivo per cui, tra tutte, il Liverpool è diventata la mia squadra inglese per eccellenza. Nel 2009, grazie anche al Liverpool Italian Branch, ho realizzato il sogno di entrare ad Anfield Road: ho pianto di felicità quando, finiti gli scalini, mi si è aperto davanti quel prato verde e quelle tribune che, fino a quel momento, avevo visto solo nelle dirette televisive. Da quel momento in avanti, ogni anno, salgo almeno due volte a vedere la squadra ma non solo per quello: negli anni ho scoperto la gente di Liverpool, gli Scousers e ho stretto amicizie vere, durature, tanto che alcuni sono anche venuti al mio matrimonio. Ho vissuto momenti di grande amarezza: il campionato perso con il Chelsea per la scivolata di Gerrard, le sconfitte in FA Cup e in Europa League, la delusione – tremenda – di Kiev con la serata disastrosa di Karius. Ho anche criticato apertamente Klopp per la sua poca attenzione alla fase difensiva e per avere sempre e comunque un unico approccio alle partite, ma il mio sostegno non è mai mancato. Tutto questo è stato ripagato dalla gioia di Madrid: questa è la Coppa di Campioni che sento mia, pur avendo vissuto Istanbul 2005. Questa vittoria l’ho vissuta a Milano, al pub, con altri ragazzi del branch che non erano potuti, come me, salire a Liverpool o andare al Wanda Metropolitano di Madrid. È stata una serata memorabile, difficile da sintetizzare in poche parole. Il momento più bello, ho ancora i brividi a ripensarci, è stato l’abbraccio tra tutti al fischio finale, con molti di noi in lacrime. Perché questi colori e questa maglia ti entrano dentro e non escono più: nel bene e nel male Liverpool e Lazio sono due squadre che ti scelgono, perché non si vince sempre, a volte si soffre, anche profondamente, ma sai che il giorno della vittoria sarai ripagato di tutto quello che hai sofferto e patito. Ed è bello, bellissimo così.

Matteo – Non è facile. Devi chiudere spesso occhi e orecchie. Pensate alla telecronaca della semifinale di andata, sfido chiunque a non riconoscere un velo di astio nei nostri confronti nelle parole e nelle reazioni che ci sono state quella sera. Chiaramente è doveroso dire che esistono delle eccezioni, ma in generale l’atteggiamento dei media nei nostri confronti va dall’indifferenza all’odio spinto, per motivi sportivi e non, come tutti sappiamo. Detto questo, non sono certo queste cose a scoraggiarci, ma anzi ci fanno solo venir voglia di far sentire la nostra voce sempre più forte! Io personalmente, per motivi anche lavorativi, riesco a salire una o in alcuni casi due volte l’anno. Altri sono più assidui. Altri ancora si sono addirittura rifatti una vita a Liverpool per star vicino alla squadra (non è uno scherzo, è successo davvero!). La finale di Champions? Dopo la semifinale di ritorno urlai talmente che i vicini protestarono a più riprese: pertanto l’ho vista a casa di un mio amico, la quale risultava più isolata. Eravamo in tre, avevamo una cassa da 12 birre da 66: ne sono rimaste 3 e abbiamo finito una bottiglia intera di caffè sport. Non ricordo nulla di cosa sia successo dopo il triplice fischio, ma mio malgrado ci sono molte testimonianze fotografiche che mi rendono piuttosto ricattabile.

 

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4 anni fa

Grande Lucas

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4 anni fa

You’ll never walk alone

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4 anni fa

A me ha sempre unito la coppa dei campioni del 1984….Leiva è una cosa in più…

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4 anni fa

Quindi oltre la riomma c’è Leiva che ci unisce coni tifosi del Liverpool ???

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4 anni fa

Bravissimoooo!!!!!!!

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