Strakosha quest’anno si è reso protagonista di molti interventi decisivi: ora riparte la sua sfida ad oltranza con gli scettici.
di Chiara Hujdur
“Non ricordo parate di Strakosha” è la celebre espressione che siamo abituati a sentir ripetere da mister Inzaghi ai microfoni dei cronisti nei dopo-partita. Che in pratica significa: la difesa ha fatto un buon lavoro concedendo poco o nulla agli avversari. In realtà, in questa stagione, le parate di Strakosha che il mister ricorderà sono tante, perchè senza quelle la Lazio non si troverebbe dove è ora.
La prima che salta alla mente è forse quella su Nainggolan, nella pazza serata di dicembre alla Sardegna Arena: un capolavoro di reattività e istinto che ha tenuto a galla la Lazio permettendole poi di strappare i 3 punti nel finale. Quella non è stata l’unica circostanza in cui Strakosha è risultato provvidenziale: per citare solo alcuni interventi decisivi, quello a tu per tu con Gomez, che ha impedito il quarto gol all’Atalanta (pensate se il Papu avesse segnato e la partita fosse finita così…), oppure nel match casalingo contro il Lecce, quando ha chiuso più volte la saracinesca in faccia a Babacar, prima su un forte colpo di testa respinto sulla traversa, poi su rigore.
Nonostante tutto, questo ragazzo non smette di ritrovarsi nel mirino di critiche e rimproveri.
Accusato di insicurezza nelle uscite e poca padronanza del pallone tra i piedi, non è mai stato veramente e pienamente apprezzato dai più. La verità è che Strakosha ha il “difetto” di essere diventato il portiere titolare della Lazio a 22 anni. Il che costituisce un’arma a doppio taglio: da un lato il vantaggio di stare da piccolo tra i grandi, che è una ghiotta opportunità per crescere e accumulare esperienza, dall’altro l’inevitabile esposizione ai mugugni di chi non è disposto ad attendere e formula giudizi affrettati.
Chissà, da allora, quante ne ha dovute sentire sul suo conto…
Ma la giovane età non gli ha di certo impedito di forgiare un carattere solido e di dotarsi di una buona dose di resistenza: perchè Thomas non sembra essere scalfito più di tanto dalle voci di contorno. In un’intervista rilasciata a SkySport nel periodo di lockdown è stato chiaro: “Le critiche non mi interessano perchè non ho tempo da perdere. Vado avanti per la mia strada per cercare di realizzare i miei sogni”. Di tutto ciò ne ha dato dimostrazione sul campo: da quando ha guadagnato il posto da titolare nella stagione 2016-2017, lo ha saputo custodire gelosamente, così da non mollarlo più. Da allora ha anche messo in bacheca 2 Coppe Italia e 2 Supercoppe Italiane, apponendo una firma decisiva sull’ultima Coppa Italia vinta: due i rigori parati in semifinale contro l’Inter, su Lautaro Martinez prima e su Nainggolan poi, che hanno spedito la Lazio in finale.
In questa stagione, fino ad ora, non ne ha saltata una e si dice pronto a riprendere da dove ha interrotto. Proprio nei mesi di stop, intervenuto ai microfoni di Lazio Style Radio, parlando della fantastica stagione della Lazio, ha paragonato la compagine biancoceleste agli Avengers. Effettivamente ogni singolo giocatore, quest’anno, ha mostrato punti di forza nuovi e trovato stimoli che hanno permesso alla squadra di competere per qualcosa di gigantesco e inaspettato. E in tempi di sogni e fantasie come questi, se la Lazio è una squadra di supereroi, ha bisogno delle prodezze del suo Spiderman Strakosha.
