
Il disastro della Primavera non è un problema di oggi e va analizzato
Ieri pomeriggio c’è stato l’ennesimo incubo negli ultimi anni per la Lazio Primavera con la debacle di Lecce. Una squadra che, fino a qualche anno fa, vinceva trofei a livello giovanile praticamente ogni anno e da qualche tempo, invece, vive momenti di grande difficoltà, con due retrocessioni nelle ultime quattro stagioni e con la promozione fallita nella scorsa. Quest’estate i cambi ci sono stati, sia dirigenziali che tecnici, con il duo Enrico Lotito e Fabiani al posto di Tare e Sanderra al posto di Calori. Il cambio di marcia nella squadra, però, non è arrivato e difficilmente ci sarà continuando su questa strada. Una squadra fondata sul valorizzare i giocatori del settore giovanile, con la rosa formata quasi totalmente da ex calciatori dell’Under 18 attualmente allenata da Terlizzi, che ha giocato solo due mesi fa la finale del torneo Scopigno. Il modulo (3-5-2 quest’anno, 4-3-2-1 e 4-2-3-1 lo scorso anno) non collima con ciò su cui lavora Sarri in prima squadra, fallendo l’obiettivo principale di ogni settore giovanile. Ovvero quello di preparare i giocatori per la prima squadra. E per trovare l’ultimo giocatore biancoceleste cresciuto nella Primavera, bisognerebbe tornare al 2014 con la “salita” di Keita e Cataldi, seguiti poi da Strakosha – dopo dei prestiti – e Murgia, successivamente ceduto alla SPAL. Anche i vari Lombardi, Rossi, Palombi & co, fatti esordire da Simone Inzaghi, si sono persi poi col tempo, finendo (nel migliore delle ipotesi) in Serie B. Servirebbe unità d’intenti, acquisendo giovanissimi prospetti da far crescere, ma anche lavorando con umiltà, perché qualche settimana fa, dopo la sconfitta col Benevento, si era detto di “essere sulla strada giusta per crescere col tempo”. Non sembra proprio.
