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Lazio, inizia l’era del Sarri-ball. Ecco i cambiamenti attesi nel gioco dei biancocelesti

Con l’arrivo di Maurizio Sarri in panchina è lecito aspettarsi per il futuro grossi cambiamenti tattici nel gioco della Lazio.

Di Michele Tossani

Maurizio Sarri è ufficialmente il nuovo tecnico della Lazio. Dal punto di vista tattico, il cambiamento rispetto al calcio di Simone Inzaghi si presenta notevole. Col vecchio allenatore infatti i biancocelesti si erano strutturati intorno ad un 3-5-2 come sistema base. All’interno di questa struttura, la Lazio di Inzaghi jr cercava di costruire dal basso passando dall’uomo libero (principalmente Reina) per iniziare a risalire il campo.

Quando l’uscita bassa da dietro veniva efficacemente contrastata dalla prima pressione avversaria, la Lazio cercava una costruzione diretta che spesso passava dalla linea di passaggio che collegava il no.1 spagnolo e Milinkovic-Savic, allo scopo di sfruttare le qualità aeree del serbo e andare poi a giocare sulla seconda palla.

Le uscite non erano standardizzate ma adeguate alla partita, con la richiesta ai giocatori di scegliere di volta in volta la soluzione più adatta.

In generale, la squadra usava il possesso per attirare la pressione avversaria nel tentativo di superarla per attaccare successivamente in campo aperto o per consolidare il possesso in zone più avanzate.

Questo è il motivo per cui la Lazio 2020/21 è risultata comunque essere una delle prime compagini del torneo per media di passaggi negli attacchi conclusi con un gol e anche per possesso (52.2%).

Il possesso sarriano è invece più esasperato e ha lo scopo di manipolare il sistema difensivo avversario per trovare poi spazi che permettano imbucate verso la porta.

Nel corso degli anni questo possesso ha subito delle modifiche. Nel primo Napoli gli elementi chiave per la costruzione delle linee di gioco dei partenopei erano Jorginho e Hamsik con slovacco che, partendo da mezzala, spesso si abbassava per aiutare la fase di possesso quando gli avversari coprivano Jorginho. Nell’ultima versione napoletana invece il secondo regista diventava Koulibaly, che andava ad assumere un ruolo importante nelle prime fasi di palleggio.

Una volta stabilizzato il possesso nella metà campo offensiva, quel Napoli utilizzava poi combinazioni sul corto per attaccare difese posizionali basse. Questi attacchi avvenivano attraverso il lavoro delle catene laterali del 4-3-3 napoletano, in particolare quella di sinistra (comprendente Goulham, Hamsik e Insigne) che veniva nel tempo ad assumere un ruolo preminente nel costrutto sarriano.

 

 

Questo tipo di approccio è stato poi modificato durante le successive esperienze con Chelsea e Juventus, a causa della differenza degli interpreti a disposizione.

Con i bianconeri ad esempio (ultima esperienza di Sarri in panchina prima dell’avventura laziale) Sarri si è dovuto scontrare con un Ronaldo piuttosto anarchico in entrambe le fasi di gioco. Difensivamente infatti il portoghese non aiutava la squadra in pressing o, quando lo faceva, questo accadeva indipendentemente dai tempi del resto della squadra.

Per supportare le lacune di Ronaldo nel non possesso, Sarri fu costretto a sacrificare qualità nel palleggio per inserire a centrocampo un elemento quantitativo (Matuidi) che lo coprisse.

In attacco poi Ronaldo non voleva partire da no.9 ma andava comunque a riempire la zona centrale dell’attacco quando lo riteneva opportuno.

A questa situazione si sono aggiunte anche quelle relative alla mancanza di una controfigura valida di Jorginho e al fatto che la squadra non applicasse con continuità pressing e riaggressione, elementi cardine del Sarri pensiero in fase difensiva.

L’ibrido (fra idee del tecnico e caratteristiche dei giocatori) che ne è uscito ha comunque garantito al club bianconero la conquista dello scudetto, il nono consecutivo.

Tornando alle cose laziali, l’allenatore che arriva a Formello ha quindi dimostrato di non essere un fondamentalista del 4-3-3, tanto è vero che ad inizio carriera Sarri era un sostenitore del 4-2-3-1 mentre sia ad Empoli che nella primissima parte dell’avventura napoletana il 62enne neo tecnico biancoceleste aveva adottato il 4-3-1-2.

Vedremo quindi quale di questi due (o eventualmente un altro) sarà il sistema base che Sarri vorrà utilizzare a Roma. Molto ovviamente dipenderà dal mercato. Ad oggi la rosa biancoceleste sembrerebbe maggiormente tarata per una soluzione ‘empolese’, vale a dire col rombo a centrocampo.

L’ipotetica mediana a tre (Luis Alberto, Leiva, Milinkovic-Savic) avrebbe da risolvere la questione del play basso. Leiva non è il prototipo ideale del giocatore che Sarri predilige davanti alla difesa per aiutare la costruzione e il palleggio della squadra.

Per quanto riguarda invece il vertice alto, con Correa a svolgere idealmente funzioni da no.10 la Lazio si troverebbe a ricreare una forte struttura sul lato sinistro del campo con l’argentino, Luis Alberto e Immobile.

La curiosità maggiore resta però sulla composizione della difesa. Il reparto arretrato è quello che vedrà i cambiamenti maggiori in quanto si passerà da un approccio più orientato sull’avversario ad un sistema che avrà nella palla il punto di riferimento principale.

A questa novità (nell’implementazione della quale sarà fondamentale il lavoro del secondo Martusciello) andrà aggiunta quella relativa agli interpreti. Con Acerbi sulla carta punto fisso e con Lazzari che potrebbe essere testato da esterno destro rimarrebbero scoperte le caselle dell’altro centrale e del terzino sinistro. Proprio la scelta degli elementi che andranno a coprire queste posizioni risulterà fondamentale per il corretto funzionamento di un reparto arretrato che dovrà imparare a muoversi all’unisono.

 

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2 anni fa

Solo caccole

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2 anni fa

Ma perché scrivete qui??

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2 anni fa

Si pensano di avere preso un top….

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