“Non so cosa sia successo. E forse neanche voglio saperlo”, ci scrive il nostro amico Max883: il suo saluto a Stefan Radu, al passo d’addio con la Lazio dopo quasi 12 anni
Caro Stefan, sono qui a fare quello che mai avrei pensato: salutarti mentre lasci la nostra Lazio. Sì, la nostra, perché se io sono romano e quindi automaticamente laziale, tu lo sei diventato in questi undici anni e oltre di militanza.
Non so cosa sia successo. E forse neanche voglio saperlo. Preferisco portare via con me le mille esultanze sotto la Nord, le bandiere sventolate, i pugni alzati in cielo in segno di vittoria e anche le mille baruffe di campo che hanno contraddistinto il tuo carattere. Quel carattere che tu conosci bene e per il quale hai rinunciato alla meritata fascia da capitano.
Ci hanno unito in questi anni le vittorie di cinque trofei, ma soprattutto l’amore che ci siamo scambiati reciprocamente già dal primo giorno. Come se avessimo già capito che quel ragazzotto rumeno ci avrebbe regalato mille soddisfazioni.
Ti fermi a pochi passi dal record assoluto di presenze, quel traguardo che sicuramente avresti tagliato e che ti avrebbe portato ancora di più nell’Olimpo dei grandi laziali. Ma forse a te neanche serviva veramente, perché nell’Olimpo già ci sei e il tuo nome resterà ben scolpito per sempre.
Ti chiedo anche scusa. Scusa per quei momenti in cui ti abbiamo dato per finito, ma in realtà non avevamo capito che pur di giocare e difendere la maglia, scendevi in campo in condizioni precarie.
Ora è arrivato il momento dei saluti e dei ringraziamenti. Ci alziamo tutti in piedi dal nostro seggiolino, ci asciughiamo le lacrime e ti accompagnano all’uscita circondato da tutti gli applausi che meriti. Sei stato un uomo, un giocatore, uno scudo, ma soprattutto un amico!
E allora ciao amico mio, buona fortuna!
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Buona fortuna aquilotto, di cuore. Li vorrei tutti col tuo carattere quelli che hanno e avranno l’onore di indossare la nostra maglia.