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Manganiello is the new Giacomelli… #Micamistabene

Mica...mi sta bene

Dopo una prestazione come quella del direttore di gara di ieri sera in Lazio – Salernitana, inevitabile non tornare a brontolare in maniera… diversamente diplomatica!

Di Micaela Monterosso

Inettitùdine s. f. [der. di inetto, sul modello del rapporto atto – attitudine; il lat. ineptitudo -dĭnis aveva il sign. di «sciocchezza, buffoneria»]. – Mancanza di attitudine a un determinato ufficio, lavoro o esercizio: i. a un mestiere; o mancanza di qualsiasi capacità, dappocaggine: è stato trasferito per (la sua) inettitudine; i. al comando, incapacità di ricoprire funzioni direttive, spec. in ambito militare.

L’arbitro è l’alibi dei perdenti. No, non lo dico io, ma un altro per il quale la massima vale solo quando gli errori arbitrali sono a suo favore, al contrario, si parla di bidoni dell’immondizia e raccolte differenziate.

Manganiello is the new Giacomelli, mi verrebbe da dire. A caldo. Subito dopo il fischio finale (e dopo un paio di pezzi di pizza che non fanno mai male). Milinkovic viene ammonito durante la SUA avanzata offensiva per un fallo (?) ai danni di Bronn. Un non fallo – diciamocelo – ai danni del povero Bronn (il quale pare stia ancora cercando le dita del povero piede pestato tra le zolle dell’Olimpico, aiutatelo). Milinkovic è diffidato. Milinkovic salta il derby. Scontato come il finale di un film per adulti, aggiungerei.

Una cosa non tanto scontata – invece – è l’atteggiamento di Manganiello al momento dell’ammonizione: corsa degna di Usain Bolt (era dall’altra parte del campo), estrazione compulsiva di roba dalla tasca (accendini, torce, bottigliette d’acqua, tappi per le orecchie e altri vari ammennicoli) fino a trovare l’agognato cartellino giallo da sbattere in faccia all’unico giocatore che non doveva essere ammonito. Non lo dico perché è Milinkovic, perché era diffidato o perché salterà il derby. Lo dico proprio perché non era fallo. Non è MAI fallo. Un giocatore che è in possesso palla – gestendo la sua fase offensiva – inciampa sul piede di chi gli toglie il pallone, ed è fallo? Perdonami, Manganiè, ma capisci meno di me che non capisco niente.

Il problema qui non è solo Manganiello ma IL Manganiello della 12ª giornata. Prima di lui, almeno altri 12 episodi in 12 partite distinte (non tutte della Lazio, per fortuna) che avvalorano la mia tesi più di quanto non si pensi. Ma l’AIA è davvero ridotta così male da sfornare costantemente arbitri inetti? L’inettitudine – non prendetela come un’offesa personale – è una costante nell’attuale classe arbitrale italiana ed è molto ma molto avvilente. Non è possibile che non si conoscano le basi del regolamento del calcio, se arbitri in Serie A (ma anche in B, in C o in Prima Categoria, poco cambia). Volendo fare un po’ di sano complottismo, potremmo anche pensare che il signor Manganiello non aspettasse altro che l’ingresso in campo di Milinkovic per estrarre di nuovo quel cartellino (che era perfettamente in palette con il suo outfit, diciamocelo) ma no. La me tifosa può pensarlo (e lo ha pensato) ma la me giornalista mi impone di non cedere a queste onde emotive.

Puntualizzo una cosa, prima che mi si tacci di prendermela sempre con l’arbitro: la partita non la perdi per colpa di Manganiello. La partita l’hai persa quando hai sbagliato totalmente atteggiamento in campo, quando Vecino sbaglia due gol che avrei segnato anche io, quando Marusic lascia un’autostrada senza neanche un autovelox alla Salernitana che è stata brava a sfruttare l’ennesimo blackout. Quello che Sarri sperava di non dover rivedere dopo Bergamo. Ma vabbè, siamo laziali, siamo abituati.

Affronteremo un derby senza Ciro e senza Milinkovic. Del primo lo sapevamo, del secondo… pure. A questo punto, al posto di Sarri, lo avrei schierato dall’inizio o non lo avrei schierato affatto. Qualche colpa – tutto sommato – ce l’ha anche lui stasera. Sempre meno di quelle dell’AIA, comunque.

Ps. Ci ha dato ragione Marelli. Uno che prima di ammettere che la Lazio ha subito un torto arbitrale, preferirebbe farsi un’intera giornata di campionato col
cilicio mentre Pardo gli sventola un habanero chocolate sotto al naso.

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