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Lazio, “Mica mi sta bene”: le sette categorie del tifoso biancoceleste

Mica...mi sta bene

Lazio, dai tuttologi ai moderati con un consiglio alla base: se siete permalosi, fermatevi qui

di Micaela Monterosso

Adoro i social, lo ammetto. Oltre ad essere la mia fonte di guadagno principale (no, non sono un influencer, al massimo sono influenzata) trovo che offrano sempre spunti intelligenti per le mie personalissime polemiche. Dopo aver discusso – con alcuni anche in maniera eccessivamente veemente – negli anni passati, posso dire di aver stilato quella che può essere definita banalmente una classificazione del tifoso laziale.​

Se siete permalosi, fermatevi qui. ​

Inizio con il dire che – a occhio e croce – il tifoso può essere diviso in sette macro categorie da cui poi discendono delle categorie minori, seppure influenti (nel loro piccolo).​

I primi della lista sono i cosiddetti Lotitiani: qualsiasi cosa faccia o dica Lotito è giusta. Non paga gli stipendi? Ha i suoi buoni motivi. Colleziona figure becere con la stampa nazionale? Vabbè, ma è simpatico, dai. Distrugge puntualmente i sogni di gloria dei tifosi in sede di mercato? Ehhh, ti pare facile a te far quadrare i bilanci. Praticamente – per loro – Lotito è una sorta di santone senza peccato alcuno. Il salvatore della Lazio, colui che ha raccolto la squadra dalle macerie ed ha risanato il bilancio, evitandoci di giocare lo spareggione con l’Ostia Mare. Sono quelli che intasano le linee della radio ufficiale della società per tessere le lodi del presidentissimo, anche quando l’argomento della puntata è la moria delle api. Loro trovano sempre il modo per infilarci dentro le magnifiche gesta del Pres. Quando vanno allo stadio, li riconosci perchè non guardano la partita: loro guardano Lotito , con sguardo adorante, sperando di riuscire a strappargli un selfie da poter incorniciare al posto della foto del matrimonio.​
Unico difetto: c’è carenza di obiettività. Un pizzico in più – ogni tanto – non guasterebbe.​

A contrapporsi, manco a dirlo, gli anti-lotitiani: LiberaLaLazio è il loro mantra. Tanto che alcuni di loro se lo sono anche tatuato sull’avambraccio e lo mostrano con orgoglio ad ogni occasione utile. Disfattisti per natura. Non gli sta mai bene nulla, a prescindere. Non vanno più allo stadio per protesta contro la dirigenza, ma spesso sono abbonati a Sky, Dazn e Lazio Style Channel. Praticamente pagano otto abbonamenti MA allo stadio no. Sennò “il gestore ingrassa”.​
Si riconoscono perchè, quando qualcuno prova a fargli notare che la società ha operato in modo corretto, iniziano a balbettare e ad arrampicarsi sugli specchi, sviando l’argomento e ritirando fuori quella volta in cui – l’allora 35enne Lotito – fu arrestato perchè coinvolto in un’inchiesta della magistratura sugli appalti della Regione Lazio. Atteggiamento tipicamente femminile. Un po’ come me che rinfaccio a mio marito di non avermi aperto lo sportello della macchina, 13 anni fa, sotto la pioggia. Le persone cambiano, gli anti-lotitiani ancora no.​

A metà tra le suddette categorie troviamo le vedove di Cragnotti. Li riconosci perchè ancora piangono quando ripensano alle sessioni di calciomercato di allora, quando i top player facevano a spintoni per venire a giocare nella Lazio. Quella Lazio che vinceva tutto. Quella di Nesta, Simeone, Veron, Salas, Crespo, Nedved (mo basta che piango pure io). Soffrono però di una strana forma di amnesia selettiva. Ricordano solo il buono – e ce n’è stato tanto – ma hanno dimenticato il rovescio della medaglia. La partenza di Nesta, su tutte (oh, io ancora non l’ho superata). Lo smantellamento della squadra post-scudetto e la debacle finanziaria che ne è conseguita. Nonostante la bancarotta sfiorata, li vedi ancora sospirare con il naso schiacciato contro il vetro della finestra mentre sussurrano, nostalgici: “ah, quando c’era lui…” (no, non quel lui, non facciamo confusione).

Simili – ma non uguali – agli antilotitiani, troviamo i dissidenti. Quelli contro tutto e tutti. Si svegliano la mattina già inguastiti e usano i social per sfogare le loro frustrazioni contro il bersaglio di turno (prima lo facevano in radio, in parte lo fanno ancora). Oggi Lotito, domani Tare, dopodomani Inzaghi e via discorrendo. Salvo poi entusiasmarsi ad ogni vittoria ed esaltando squadra e società. Peccato che si dimentichino di cancellare i vecchi post e diventino zimbello di loro stessi. Piccolo consiglio: pensateci 10 volte prima di cliccare sul tasto ‘Condividi’.​
Lo dico per voi eh? Il web è un posto cattivo. Altro piccolo consiglio (non richiesto): non scambiate la possibilità di contattare liberamente i giocatori con il diritto di insultarli e trattarli come fossero amici vostri. Non lo sono. Non lo saranno mai. Salvo rarissime eccezioni.

Poi ci sono i tuttologi, spesso con “amicizie influenti dentro alla società”. Sanno tutto loro. Dall’umore di Inzaghi ai problemi intestinali di Olimpia, passando per la targa delle macchine di tutti i giocatori. Non perchè vivano dentro Formello ma perchè sono amici di amici di amici di… Quando esce una notizia, sono i primi a commentarla dicendo “eh, lo sapevo, me l’avevano già detto…”. Se un qualsiasi dipendente del centro sportivo commette l’errore di dargli una briciola di confidenza (che spesso si traduce in un saluto di cortesia) quello diventa automaticamente il suo miglior amico. Ai limiti dello stalking, non vengono denunciati solo perchè – in fondo – sono innocui. I più subdoli, riescono ad accedere allo stadio con i biglietti omaggio della società ed è lì che viene fuori il peggio del peggio: i loro profili social diventano una cronaca live della partita, corredata di foto con tutti – dalle mogli dei giocatori al bibitaro – solo per dimostrare che loro c’erano. Per i meno attenti, possono sembrare figure autorevoli (qualcuno di loro lo è) ma osservando attentamente, si scopre che – nella migliore delle ipotesi – la loro fonte più attendibile è il corriere che consegna i pacchi all’ingresso del centro sportivo. Ansia. Questi mi mettono l’ansia. Mi verrebbe da rispondere alla Rovazzi, ma sono buona.

I patentati, quelli più divertenti di tutti. Sono abbonati allo stadio da prima che l’Olimpico venisse costruito (si vocifera che il seggiolino sia personale e se lo portino da casa ogni santa domenica). Una delle frasi simbolo è: quando io andavo allo stadio, te non eri manco nata/o. Sono laziali solo loro. Solo loro possono insultare o esaltare questo o quello perchè gli anni di stadio fanno curriculum. Inutile provare a spiegare che la passione non si dimostra con le presenze allo stadio o con il numero di maglie scippate ai giocatori, qualunque cosa tu dica loro ne sanno sempre di più. Se non sei d’accordo con il loro pensiero (che cambia ogni giorno, tra l’altro) diventi amico della dirigenza, amico di Lotito, servo di Inzaghi, tifoso occasionale ecc. ecc.​
Non vinci contro di loro. Non ce la fai. Quando mi è capitato di discuterci è sempre finita con un “Si, ok. Hai ragione tu.” seguito da un – virtuale – pat pat sulla spalla, ovviamente da parte mia.​

Dulcis in fundo, ci sono i moderati. Non vedono nè tutto bianco nè tutto nero ma sanno riconoscere le sfumature. Non prendono le parti di questo o di quell’altro (anche se spesso vengono tacciati di farlo) e si limitano a fare i tifosi. Non senza passione, si intende. Alzano la voce quando c’è bisogno di farlo e restano in silenzio di fronte a sterili polemiche che – semplicemente – non gli interessano. Vivono il tifo senza aver bisogno di ostentare nulla, non distribuiscono patenti di lazialità e non ne vogliono. Da sempre, lontani da qualsiasi forma di appartenenza ai suddetti gruppi. Per 90 minuti a settimana – che spesso sono 180 o 270 -​ cacciano di casa anche i congiunti per non avere distrazioni ma finisce tutto con il fischio finale. Fanno dell’anti-romanismo la loro filosofia di vita, tanto da godere delle sconfitte di Essi, molto più che delle vittorie della Lazio (se poi la congiunzione astrale vuole che i risultati del campo siano entrambi favorevoli, allora la giornata diventa perfetta). Difficili da trovare sui social, quando ci sono il loro atteggiamento è talmente diplomatico da tirarsi dietro tutta una serie di insulti tra cui il gettonatissimo “Amico di Lotito” o “romanista” da quelli appena menzionati.​
Li riconosci perchè per loro esiste la Lazio. Solo la Lazio.​
E sono loro – forse – quelli di cui avremo più bisogno.​

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Massimiliano
Massimiliano
3 anni fa

Carissima, dici cose sensate nel tuo articolo, che dovrebbe far riflettere un po’ tutti noi. Però parlando di MODERATI(che apprezzi) “TI BUTTI LA ZAPPA SUI PIEDI” E FAI AUTOGOL…Non si vive delle disgrazie dei Rom(o altrui..),COSÌ NON SI CRESCE E RIMANI “PROVINCIALE”, NON PER LA SSLAZIO 1900 E LA SUA SPLENDIDA CITTÀ DI ORIGINE MA PER LA MENTALITÀ LIMITATA CHE CONSERVI… SALUTI E FORZA LAZIO SEMPRE !! P.s Fossi in te mi ‘libererei’ un po’ dai SOCIAL, visto che sembrano nati anche.. PER CONFONDERE LE IDEE A TUTTI.

Massimiliano
Massimiliano
3 anni fa

Bell’articolo, COMPLIMENTI perché è davvero ESAUSTIVO E NON BANALE !! P.s Beato tu marito.. CIAO

Ruggero
Ruggero
3 anni fa

Io sono antilotitiano no per come tu dici a prescindere, x me lui o un altro sarebbe la stessa cosa, io sono Laziale e voglio il bene della lazio, Lotito è solo un uomo fortunato che si è salvato x le coppette vinte ma in campionato a parte l’anno scorso siamo stati sempre umiliati 14 volte su 16 dietro la Roma, mai successo, da 8 derby di differenza a meno 15,dal dopoguerra prima del suo arrivo eravamo in vantaggio, non ha mai fatto una cosa da Laziale non mette mai un euro di suo, gestisce i nostri soldi(non i suoi, xché se lo abbandoniamo le TV non pagano più) con i soldi della Lazio gestisce la salernitana, a parte le altre cose che non cito, quest’anno obiettivi, Kumbulla, mayoral(alla Roma) e silva a casa, xché devo essere contento di lui che non fa mai niente e ci ha tolto tutti sogni?
Se puoi rispondimi sempre Forza Lazio

Commento da Facebook
Commento da Facebook
3 anni fa

non sono sicuro che il termine “moderato” per l’ultima categoria (cui sento di appartenere in pieno) sia il più adatto, forse lo definirei EQUILIBRATO. comunque temo che ci sia molto di vero nell’articolo, purtroppo

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