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Mentalità e personalità: la maniera di Parolo di essere un leader

Lazio, Marco Parolo

Parolo e i tanti modi in cui si può essere leader. 6 anni fa il suo arrivo in biancoceleste. Come è cambiato il suo ruolo?

di Chiara Hujdur

In questa stagione ha dovuto “riformattare il cervello” perché “a una certa età devi capire di dare un altro tipo di apporto alla squadra“. Lo ha rivelato Marco Parolo in un’intervista rilasciata a Lazio Style Radio 89.3, ad aprile, in pieno lockdown. Spesso i giocatori vengono considerati come dei robot, ma sono degli essere umani a tutti gli effetti. E non sarà stato facile per lui comprendere di dover fare un passo indietro, dopo che nelle precedenti 5 stagioni è stato un titolare inamovibile, con più di 200 presenze all’attivo in biancoceleste e un ruolo sempre centrale nel progetto, tale da avergli consegnato la fascia da vice-capitano.

Ma il calcio, si sa, è fatto di cicli e non ti guarda in faccia quando chiede di lasciare il posto ad altri. Lì sta a te decidere cosa fare:  cambiare rotta o rimanere in scia.

Parolo ha scelto la seconda opzione. Ha accettato di non essere la prima scelta e si è messo a disposizione con la stessa voglia e abnegazione di sempre. Ha capito che per sentirsi ancora importante e risultare utile alla causa non è necessario essere sempre presente in campo, quanto invece rispondere presente al momento giusto. La prova l’abbiamo avuta martedì, nella partita contro il Torino. Con una Lazio aggrappata al sogno scudetto, ma debilitata da pesanti assenze (su tutte Leiva e Cataldi a centrocampo), Inzaghi gli ha affidato le chiavi della regia e lui si è preso sulle spalle la squadra. Dopo un inizio stentato, con il colpo di testa sbagliato da cui è originata l’azione da rigore di Belotti, si è ripreso alla grande. Correndo a tutto campo e recuperando palloni, per poi siglare il gol vittoria. Porta la fascia al braccio e fa proprio quello che ci si aspetta da un capitano: guida e trascina i compagni.

Perché, in fondo, per essere un leader non serve giocare 90 minuti a settimana, contano mentalità e personalità. E queste emergono anche laddove le telecamere non arrivano. Sul campo di allenamento, dando esempio di professionalità, o all’interno dello spogliatoio, facendo sentire la propria voce. Tutto questo è Parolo. Soprattutto ora che sta trovando meno spazio sul terreno di gioco. Inevitabilmente avere esempi come il suo nel gruppo funziona da energia propulsiva per tutti quelli che la domenica scendono in campo.

Proprio oggi, 6 anni fa, firmava per la Lazio. Lui, lombardo di nascita, che non ha mai nascosto la sua vecchia fede rossonera, in tutti questi anni ha avuto il tempo di entrare in sintonia con l’ambiente e ha imparato ad amare questa società. Adesso si considera anche lui un laziale a tutti gli effetti. Fattore fondamentale per Inzaghi, che oltre ad un ritrovato giocatore in campo, potrà contare anche su un’anima biancoceleste in più per provare a guidare la Lazio verso la vetta.

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