Il nostro amico Giovanni Calviello condivide il suo ricordo personale di Fiorini. E auspica un’iniziativa che coinvolga le squadre della sua carriera
Si fa presto a dire Giuliano Fiorini, si fa presto a definirlo un semplice centrattacco. Lui, con Chinaglia, è il centrattacco per antonomasia della Lazio; quella sorta di totem per il quale il laziale, di qualunque generazione sia, nutrirà sempre Amore.
A lui, a quel goal di trentadue anni fa, la Lazio deve tutto. Dopo di lui arrivò Cragnotti e l’epopea dei trionfi, Signori, Rocchi e Immobile in ordine sparso; senza quel goal probabilmente saremmo spariti dai radar del calcio a livelli alti.
Giuliano era una persona mite, buona, goliardica e amante della bella vita da buon emiliano, un bohémien dei suoi tempi. Ha seminato bei ricordi ovunque sia stato, Genova, San Benedetto, Bologna. Sarebbe bello organizzare il 5 agosto di un qualsiasi anno, per l’anniversario della sua morte, un quadrangolare tra queste squadre.
Personalmente lo conobbi proprio nel 1987, quando la Lazio organizzò un’amichevole contro la Pro Patria a Nerviano, il paese natale del Cecco in vista della trasferta a Modena pre pasquale. Riuscì a far ridere Acerbis, uno che di solito era sempre sulle sue, forse perché aveva capito tutto dell’ambiente calcistico romano. L’impressione che ne ebbi è che lui,
Terraneo, Lele Podavini e il maestro Caso erano i fedelissimi di Mr Fascetti, le guide spirituali di quel gruppo meraviglioso. E sapere che sua figlia sia rimasta affezionatissima ai nostri colori non può che riempirci il cuore.
Viva Giuliano Fiorini, viva la Lazio.
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