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Lazio-Roma, tante sfide nella sfida: da Immobile-Dzeko, ad Acerbi-Smalling

Lazio - Roma, derby

Lazio-Roma, sfide di squadra e sfide individuali

Domani sera all’Olimpico si giocherà il derby della Capitale: Lazio-Roma, sfida valida per la diciottesima giornata di Serie A. La partita però non sarà solo tra le due squadre, in campo ci saranno molte sfide nella sfida.

PORTA Entrambe le squadre hanno due portieri di qualità, pronti ad alternarsi. Reina è arrivato in estate per fare il secondo di Strakosha; l’albanese però, complice di prestazioni sottotono, infortuni e Covid, ha perso il posto da titolare. Lo spagnolo, dal canto suo, ha sfoderato prestazioni di altissimo livello abbinate all’abilità del gioco con i piedi e della guida del reparto. Dall’altro lato Pau Lopez l’anno scorso è arrivato per fare il titolare, ma anche lui come Strakosha, non ha convinto Fonseca che in più occasioni gli ha preferito Mirante. L’ex Betis però adesso sembra essere ritornato il preferito e domani dovrebbe scendere in campo lui.

DIFESA – Nel reparto arretrato delle due formazioni, le colonne portanti sono due: Francesco Acerbi e Chris Smalling. Le loro caratteristiche sono molto simili: alti, forti, tenaci, bravi nel gioco aerero, leader del reparto. Uno mancino, l’altro destro, ma poco cambia. Ai loro lati Luiz Felipe e Radu per Inzaghi, Mancini e Ibanez per Fonseca. I due biancocelesti sono più veloci, meno fisici ma bravi negli interventi in scivolata, i giallorossi molto più fisici, che puntano sul corpo a corpo e nel gioco aereo.

ESTERNI – Sulle fasce c’è la principale differenza: scelte forzate per la Lazio, ampia scelta per la Roma. Inzaghi punta, per forza di cose, su Lazzari e Marusic, giocatori di grande resistenza fisica che servono assist importanti e si inseriscono. Fonseca può puntare su Krasdrop, Bruno Peres e Spinazzola, tre esterni molto abili in fase di spinta, quasi ali d’attacco, molto abili nell’uno contro uno e che non rinunciano alla conclusione, leggermente più carenti dal punto di vista difensivo.

CENTROCAMPO – Le due linee centrali hanno ovviamente una differenza essenziale che è il modulo: a 3 la Lazio, a 2 la Roma. I biancocelesti giocano da diversi anni con una diga come Leiva avanti alla difesa, abile ruba palloni, un giocatore fisico come Milinkovic e un fantasista come Luis Alberto. Tre elementi che insieme formano un reparto eccezionale. Quest’anno sono arrivati rinforzi importanti come Akpa Akpro, muscoli e polmoni in più, e Escalante, un regista vecchia maniera; senza dimenticare Parolo e Cataldi. La Roma invece punta sulla forza e la tenacia di Veretout, mista alle geometrie di Villar o Pellegrini. In panchina, poi, ci sono Cristante e Diawara, molto simili ai titolari.

TREQUARTI – Sulla trequarti la Roma è in vantaggio dal punto di vista del numero: Pedro e Mkhitaryan sono ormai giocatori chiave per i giallorossi, con l’armeno in grande spolvero in questa prima metà di stagione. Dall’altro lato però Inzaghi ha il Tucu Correa, abilissimo a giocare tra le linee, dribblare e imbucare Immobile, o arrivare alla conclusione personale. All’argentino si è aggiunto Andrea Pereira, giovane talento che però ha dimostrato di  avere bei numeri e grandi abilità, soprattutto da fermo.

ATTACCO – In avanti il duello è annunciato: Immobile VS Dzeko. Veloce, agile e con un gran killer instict il campano; forte, alto, micidiale nel gioco aereo e con tanta tecnica per smistare il gioco il bosniaco. In panchina i biancocelesti hanno più scelte: Caicedo e Muriqi, il panterone è già pronto, con esperienza e cattiveria agonistica, il kosovaro non ha ancora dimostrato le sue migliori doti, se non quella di un grande fisicità. Dall’altro lato c’è Borja Mayoral, giovane e dotato di un gran tiro, ma ancora acerbo.

 

PANCHINA – Per concludere la sfida tra allenatori: Simone Inzaghi è figlio della Lazio, ci ha giocato, ci ha vissuto e la sta allenando. Fonseca è arrivato l’anno scorso per riportare la squadra in Europa. Il biancoceleste è per un gioco molto dinamico, fatto di corsa, sacrifico, verticalizzazioni improvvise. Il portoghese, invece, punta sul gioco sulla fasce e sul tanto giro palla con inserimento dei trequartisti.

 

Tutte le carte per una bella partita sono sul campo, ora tocca aspettare che i giocatori facciano il proprio dovere per accontentare un pubblico, assente allo stadio, ma presente nella testa di tutti.

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