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Nel nome di Sarri: quattro derby su sei e momentaneo quarto posto in classifica

Tornano le impressioni Accardo

Che settimana da laziali, ragazzi\e! Ne son successe talmente tante che non si sa da dove cominciare. Facciamo così, inizio a fare mea culpa (in un paese che non lo fa nessuno, si parva licet, lo faccio io): in tempi grami di giorni sportivamente nefasti anche chi scrive era salito sul carro dei giubilatori di Sarri. E mi sono sbagliato: se oggi siamo al quarto posto in classifica e abbiamo vinto l’ennesimo derby il merito è soprattutto del Comandate.

È vero, il gioco non è brillante come nello scorso anno (anche se l’azione che nel derby ha posto per ben due volte Vecino davanti al portiere è sarrismo puro al ciento per ciento) però siamo ancora là, usando la grinta zozza dove non arriva la tecnica. Emblematico da questo punto di vista l’innesto in squadra sempre più frequente di Vecino (per me il miglior in campo nella stracittadina), giocatore più fisico che tecnico; fondamentale però per ristabilire oggi gli equilibri tattici di una squadra che ancora non ha del tutto elaborato il lutto della partenza di Sergio e deve patire il calo fisiologico del suo capitano.

Ma questa, come si diceva, è stata soprattutto la settimana del derby, che ristabilisce dieci anni dopo la primazia cittadina, come ci ricordano le solite pallottole a salve del protervo guru di Setubal e lo striscione caustico esposto oggi dall’Associazione di promozione sociale, “Lazio e libertà” che commenta i fatti di mercoledì con il lapidario “O Roma o Marte”!

Non basta, per festeggiare i suoi primi 124 anni, la Società sportiva Lazio è stata invitata in Campidoglio dove il presidente Lotito ha svelato, per la prima volta con questa nettezza, la sua voglia di riqualificare lo Stadio Flaminio, e trasformarlo in Casa Lazio (sarebbe splendido, per un numero enorme di motivi)

Poi, certo, si deve anche dar conto del vergognoso spettacolo andato in scena sugli spalti dell’Olimpico in occasione del quarto di finale di Coppa Italia, che è costato un danno irreparabile all’udito a un tifoso della Roma e un turno di squalifica alla Lazio per cori razzisti. Ma qui, per non ripetere le consuete sterili liturgie, vogliamo attaccarci anima e corpo all’auspicio dell’assessore Alessandro Onorato, che ha detto che una un’intera tifoseria, (di più, una intera città) non può essere ostaggio di un manipolo di facinorosi. Spendiamoci tutti affinché sia davvero così: la parte migliore della tifoseria biancoceleste ha del resto dato dimostrazione di invenzioni molto argute, come la geniale derisione della scenografia dei propri dirimpettai. Ecco, come dire: più arguzie e meno idiozie.

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