Il quotidiano Repubblica fa il punto della situazione sul caso tamponi in casa Lazio. Il problema è nei diversi geni rilevati dalla Uefa.
Il caso tamponi in casa Lazio tiene banco su molti quotidiani, sportivi e non. Anche Repubblica cerca di fare il punto della situazione.
“La procura federale – si legge nel pezzo pubblicato nelle pagine interne – ha aperto un’inchiesta alla luce delle positività alterne di giocatori come Immobile, Leiva e Strakosha“. I tre erano risultati disponibili per le gare di campionato, ma sono stati invece fermati dalla Uefa per presunte positività.
“Per chi viola il protocollo – ricorda il quotidiano – attraverso condotte illecite accertate e provate, le sanzioni vanno dalla classica ammenda ai punti di penalizzazione in classifica fino alla retrocessione“. Ma la Lazio è sicura di aver operato nel giusto, mettendo la salute dei calciatori al primo posto.
La società contesta le presunte positività dei calciatori che non sono partiti per la Russia. “Ieri c’è stato un lungo confronto con i medici dell’Uefa – prosegue ancora l’articolo – che per i tamponi utilizza un laboratorio diverso da quello di alcune squadre di Serie A, tra cui la Lazio“.
I tre casi sono “border line“. Come lo è stato anche quello di Pereira martedì scorso. Secondo i test validi per le competizioni continentali, per la positività dei giocatori basta la presenza del gene N. Ma in realtà, spiega sempre Repubblica, se oltre ad esso non sono rilevati dal tampone anche altri due geni peculiari (E e RdRP), allora la positività potrebbe essere legata ad altre infezioni o semplici raffreddori. E proprio questa maggior intransigenza dei parametri Uefa è il punto su cui fa appiglio la difesa dei biancocelesti dalle accuse.
LA lazio non si deve appigliare a nulla, i testi in Italia sono stati negativi secondo le regole italiane