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Bianchessi: “Non vedo l’ora di ripartire. Obiettivi? Sfornare nuovi talenti e la A per la femminile”

Bianchessi, il responsabile del settore giovanile, parla della prossima stagione

Non vede l’ora di riprende il cammino interrotto, Mauro Bianchessi. «Lo scorso 4 agosto abbiamo iniziato con la prima squadra femminile e l’Under 18 di Rocchi. Abbiamo testato l’organizzazione e i protocolli Covid-19 in vista di lunedì 17 agosto, quando riprenderemo con tutte le squadre agonistiche», assicura il direttore del settore giovanile biancoceleste e della Lazio Women. «Per ora qualche difficoltà permane, ma tutto fattibile». Insomma, criticità superabili con una pianificazione e programmazione
adeguata, pane quotidiano per l’ex Milan e Atalanta.

MERCATO. «Le squadre le abbiamo completate con operazioni low-cost sul territorio regionale laziale, centrando tutti gli obiettivi – spiega Bianchessi -. Diciamo che la nostra strategia va a tutela dei nostri tesserati in contrapposizione a quella di altre società, che prendono in maniera anche discutibile giocatori pronti da altri club professionistici e ragazzi 16enni dall’estero, probabilmente per rimediare ad errori propri». Un implicito e “casuale” riferimento alla Roma?

OBIETTIVI. Intanto, sugli obiettivi Bianchessi ha le idee chiare: «La promozione in serie A della Lazio Women, come esplicitamente richiesto dal nostro presidente, Claudio Lotito. La vittoria del titolo Under 14 Regionale, già centrato dopo ben 18 anni la scorsa stagione: sarebbe una doppietta storica, mai realizzata dalla Lazio. E poi arrivare con quattro squadre su cinque alle fasi finali, altro traguardo storico».

VIVAIO. Del resto i frutti del suo lavoro si sono già visti con largo anticipo: «La scorsa stagione abbiamo avuto 15 giocatori convocati nelle nazionali giovanili di diverse categorie. Un primato di cui andiamo orgogliosi, speriamo di migliorarlo, Covid-19 permettendo». Numeri che fanno ben sperare e che aumentano le aspettative, soprattutto in relazione all’Under 18 di Tommaso Rocchi, «che sarebbe già all’altezza per allenare in Primavera e tra un paio di anni sarà pronto per un’esperienza da tecnico in Serie B o in serie A».

PERCORSO «La squadra al completo è molto forte con elementi che potrebbero giocare titolari in qualsiasi Primavera d’Italia. Qualcuno di questi in prospettiva è da Serie A». C’è già chi immagina il salto di categoria a Formello di alcuni giocatori dall’Under 18 alla Primavera biancoceleste, che però non è sotto l’egida di Bianchessi, ma del ds Igli Tare, che deciderà se attingere o meno dalle preziose risorse del vivaio.

SALTO. In ogni caso, i talenti non passeranno inosservati agli addetti ai lavori. Grande clamore ha suscitato il trasferimento di Michele Riosa, 17 anni, passato in prestito alla Salernitana in prima squadra: «L’obiettivo del settore giovanile è costruire giocatori per la Serie A». Donnarumma, Gagliardini, Conti, Calabria, Cutrone, Gabbiadini, Locatelli, Petagna, Cristante, sono solo alcuni dei gioielli scoperti e plasmati da Bianchessi nel corso della sua carriera. «Ogni giocatore ha una maturazione diversa e quindi una tempistica diversa. Michele (Riosa, ndr) è pronto a livello mentale, fisico-atletico e tecnico per stare con i grandi – spiega Bianchessi -. Ha solo bisogno di fare esperienza e abituarsi ad un gioco diverso».

FILOSOFIA. Bianchessi ne fa una questione di «cultura, esperienza e pazienza», che con i giovani non è mai troppa. Per lui «è assurdo e inconcepibile andare a prendere ogni anno quattro o cinque giocatori stranieri 17enni provenienti dall’estero e, a volte, mai visti dal vivo. In questa maniera si vanifica tutto il lavoro fatto nel vivaio. Ci vuole coraggio e cultura calcistica».

FUTURO. La filosofia di Bianchessi è chiara e virtuosa, frutto di un lavoro trasparente, sacrifici e professionalità: «E’ più semplice essere direttore di una prima squadra e rinforzarla di anno in anno che direttore di 28 squadre giovanili e femminili, in cui ogni anno si riparte da zero, gestendo oltre 700 persone». Una sfida che Bianchessi finora ha sempre accettato e vinto. Qualcuno lo vedrebbe bene nel ruolo di ds: «Ho imparato una cosa in 29 anni di professionismo, mai dire mai il calcio è troppo imprevedibile».

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