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26 Maggio 2013: Il principio dell’ascesa

26 maggio, Lorik Cana: "Rimarremo i primi per sempre"

Una nostra giovane amica ci ha mandato la sua lettura del  26 maggio. I motivi alla base del successo, ben oltre il risultato.

di Chiara Hujdur

Oggi ricorrono sette anni dal giorno in cui abbiamo alzato al cielo la sesta Coppa Italia della nostra storia. E sappiamo tutti per quale motivo non sia stato un successo come un altro. Era la prima volta che Lazio e Roma si contendevano un trofeo e ne sarebbe valsa la supremazia cittadina, materiale e morale.

Ma chi pensa che quella vittoria sia stata conquistata solo sul campo si sbaglia. Dietro a quel successo c’è di più. È stata una vittoria logica, frutto di un lavoro di programmazione e costruzione nel tempo.

Un decennio fa, più o meno dalla promozione di Tare a direttore sportivo della Lazio, è partito un progetto a lungo termine, che mira a riportare stabilmente la società nelle posizioni alte della classifica e a vincere trofei. E che ha trovato nella vittoria del 26 maggio una delle sue tappe felici. Per raggiungere questi obiettivi, le rivali, considerate superpotenze del campionato, non badano a spese. La Juventus e le milanesi su tutte. Poi Napoli e Roma. Spesso alla ricerca di nomi altisonanti, campioni sulle cui caratteristiche costruire e adeguare l’intera squadra.

La Lazio invece, che non può vantare la stessa disponibilità economica e non è solita ricorrere a investimenti di tal genere, è riuscita a colmare questo gap con un intelligente lavoro di progettazione, che tutt’ora le permette di competere alla pari con quelle.

La caratteristica che ha contraddistinto (e continua a contraddistinguere) il lavoro di Tare e che sta alla base del progetto Lazio, è quella di scegliere accuratamente i giocatori destinati a comporre l’insieme squadra. Ognuno dei calciatori che arrivano deve costituire il tassello che si incastra correttamente con gli altri per comporre il puzzle.

Qui sta anche la chiave del successo del 26 maggio. Analizzando la rosa dei giocatori che hanno alzato la Coppa quel giorno non troviamo campioni, fatta eccezione per Miro Klose, ma un gruppo ugualmente vincente. Questo perché tutti loro hanno trovato valorizzazione nell’insieme della squadra, costituendo proprio quei tasselli che, al posto giusto nel momento giusto, hanno contribuito a comporre il quadro finale.

Non è un caso che i gol decisivi della cavalcata siano arrivati da uomini inaspettati: se Ciani non avesse infilato in rete l’ultimo pallone della partita (Lazio-Siena, ottavo di finale), se Gonzalez e Floccari (quest’ultimo subentrato dalla panchina) non avessero deciso la semifinale di ritorno contro la Juventus, se Lulic non si fosse trovato sotto porta sulla smanacciata di Lobont, non saremmo qui a testimoniare una vittoria storica.

La Lazio per molti di loro è stata l’ambiente ideale per maturare a livello professionale e la Coppa il coronamento della rispettiva carriera. Si pensi a gente come Marchetti, Floccari, Biava, Gonzalez. Per altri la Lazio è stata il punto di arrivo, il posto in cui mettere le radici non solo della propria carriera, ma anche della propria vita: Ledesma, Mauri, Radu e Lulic, con questi ultimi due che continuano ad essere il perno della Lazio di oggi.

Per altri un trampolino di lancio, come per Hernanes. O anche un occasione di riscatto, come per Candreva, che l’anno precedente vagava in prestito per la Serie A, senza riuscire mai ad imporsi in alcuna delle squadre in cui approdava.

Ma tutti hanno una cosa in comune: il fatto di essersi trovati al posto giusto nel momento giusto a comporre un quadro perfetto. Quella vittoria segna oggettivamente e simbolicamente il punto di ascesa di un percorso che oggi trova la sua massima espressione nella Lazio di Simone Inzaghi, in cui spicca una sintonia di tutte le componenti del gruppo che raramente si coglie in una squadra.

Nella speranza che Immobile e compagni ci possano presto offrire nuove date da consegnare alla storia, godiamoci quella del 26 Maggio, che resterà scolpita per sempre, con un significato preciso: gloria.

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Agostino Pizzarelli
Agostino Pizzarelli
3 anni fa

Analisi perfetta

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