Il difensore biancoceleste, Francesco Acerbi, ha parlato ai microfoni di Lazio Style Radio.
Dopo l’intervento radiofonico di Patric è il turno di Francesco Acerbi ai microfoni ufficiali del club. Il difensore biancoceleste ha parlato dell’ultimo Decreto di sicurezza che impedisce ai calciatori di potersi allenare, fino al 18 maggio, nel proprio centro sportivo, mentre è possibile allenarsi al parco.
“Io sono un calciatore e basta. Non voglio far polemica contro nessuno, anche se qualcosa non quadra. Parlo a nome di tutti i calciatori di calcio. Perché non possiamo allenarci nel nostro centro sportivo? Abbiamo 4 campi, 4 spogliatoi e abbiamo tanto margine di distanza. Al parco invece? Tutti questi confort non ci sono. Questa è una cosa che non mi torna. Parliamo di sicurezze e non c’è cosa più sicura di un centro sportivo tutto nostro.
Se il Governo dice, come in passato, non si può fare attività fisica va bene, uno lo rispetta. Però poi se ti dicono che al parco ci puoi andare per correre e nella tua struttura no, qualcosa non va. Addirittura potremmo anche non incontrarci mai all’interno per quanto è grosso. Non parlo solo a nome della Lazio, ma di tutti i calciatori delle altre squadre. Nessuno è contento di questa decisione. Ribadisco il fatto di non voler creare polemica ma qualcuno mi spieghi perché al parco sì e nelle strutture no. Poi se qualcuno mi risponde in modo adeguato io accetto benissimo, ma di adeguato non c’è niente in questa decisione.
Nessuno parla di partitelle oppure di allenamenti di massa. Parliamo di corse singole individuali che possono essere fatte in posti molto più sicuri rispetto ad un semplice parco di una città. Possiamo allenarci anche un giocatore a campo, visto che ci sono 4 spogliatoi e altrettanti rettangoli da gioco . Ci sarebbe tempo e voglia di fare tutto e in maggiore sicurezza.
Il calcio è un’industria ed è importante ripartire, non importa quando e come ma bisogna rigiocare per tanti motivi. Capisco le persone che non vogliono sentire questo argomento, come capisco il rispetto per le vittime che deve esserci. Però il calcio non va visto come solo un semplice gioco, ci sono tanti interessi in piedi”.