Il “Tata” Gonzalez è tornato a parlare della “sua” amata Lazio, ai microfoni de La Gazzetta dello Sport, in una lunga intervista.
Lacrime, gioie e dolori. Sconfitte e vittorie. Sentimenti forti quelli provati dal “Tata” Gonzalez nei suoi anni romani. La Gazzetta dello Sport ha intervistato il centrocampista ex Lazio.
“Alla Lazio ho vissuto gli anni più belli della mia carriera, alla squadra più forte in cui ho giocato. Alla Lazio devo tutto: la Copa America vinta nel 2011, la Serie A, la Coppa Italia conquistata nel 2013. Arrivai come uno sconosciuto, col tempo sono diventato un titolare, conquistando l’amore dei tifosi.
Ogni tanto torno a Roma, ho lasciato molti amici, persone che mi hanno aiutato a vivere la quotidianità. Per questo, a vedere le immagini di una città vuota, divento triste. In Uruguay la situazione è diversa, hanno fermato il calcio ma non c’è lo stato d’allarme con in Italia. La quarantena non è obbligatoria.
Arrivai ad Auronzo con Pablo Pintos, era il 2010. Eravamo in prova, a fine allenamento tiravamo le punizioni e ci sfidavamo nell’uno contro uno. Alla fine convinsi Reja a tesserami.
Il 2012 fu un anno storico. Chiuso con la vittoria della Coppa Italia contro la Roma. Qualche giorno dopo, vedendo i tifosi ancora in festa, realizzammo ciò che avevamo fatto. Ricordo ancora la festa a Ponte Milvio con tutti i tifosi, quell’anno fu il migliore della mia carriera.
Se non fosse stato per lo stadio chiuso e alcuni errori arbitrali, avremmo potuto dire la nostra anche in Europa League. Invece uscimmo ai quarti contro il Fenerbahce. Una gara maledetta. Avevamo un bel gruppo, Klose era un campione. A fine allenamento si fermava a raccogliere i palloni, un modello”.
Salute a te. Spidj. Gonzales siamo felici quando parlate bene e ricordate la. Lazio
Grande corazon!!!!