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Frustrante è l’aggettivo per questa Lazio d’inizio stagione

De Martino sul caso Immobile: "Non è mai esistito il problema"

Avvio di stagione frustrante per tutto l’ambiente Lazio. Tante occasioni sprecate, aspettative per ora tradite e scelte che fanno discutere.

La Lazio in questo avvio di stagione racchiusa in una parola? Frustrante. L’aggettivo sembra calzare alla perfezione per tutta una serie di situazioni che l’ambiente sta vivendo attualmente. Tutti sono avvolti da un latente senso di insoddisfazione perché c’è consapevolezza del potenziale, ma non si riesce a goderne a pieno.

Il caso Immobile è solo uno dei segnali, mediaticamente il più eclatante. Ciro sa di poter fare di più. Sa che le sorti della Lazio dipendono molto (non unicamente, per fortuna) dalla sua verve realizzativa. Ed è frustrante per lui non riuscire a fare quel che vorrebbe. “È generoso – si dice di lui – È un trascinatore“. Per questo non sopporta di stare in panchina e di essere sostituito. Non c’entrano le presunte manie di protagonismo.

Di riflesso, c’è il sentimento dei tifosi. Non si vede arrendevolezza, né svogliatezza da parte di qualcuno, come invece, in qualche caso, poteva dirsi l’anno scorso. Non c’è niente da fischiare. Ci sono solo risultati negativi da accettare a fatica, pur se in parte (dopo si dirà perché non totalmente) immeritati, viste le prestazioni. Sui social e nelle chiacchiere da bar rimbalzano idee sparse e discordanti alla ricerca di un capro espiatorio. Chi all’allenatore, chi al mercato, chi ai troppi leziosismi in mezzo al campo e sotto porta. Tutte critiche legittime, simboliche di una situazione frustrante.

Lo spreco in campo

Vedere sprecate 5-6 palle gol ogni partita è insopportabile. Urla mozzate in gola. Gioie represse sul più bello, nella consapevolezza che alla lunga l’antico adagio “gol sbagliato, gol subito” penda sulle proprie sorti come una spada di Damocle. In sei partite, coppa compresa, 91 tiri totali significano tanto lavoro offensivo di squadra. Di essi, 47  erano indirizzati in porta. Ma aver segnato solo 8 gol, 1 ogni 6 tentativi nello specchio, è inaccettabile per chi sugli spalti può solo accompagnare con la voce, a perdifiato. Se i pali sono attribuibili alla sfortuna, una percentuale di realizzazione intorno al 17% non è degna di chi vuol puntare alle prime posizioni.

Ma le partite si possono vincere anche 1-0” si sente dire spesso, a ragione. O almeno si potrebbe cercare di non perderle. Lo spreco infatti sta anche nel buttare punti per delle banali disattenzioni. La seconda rete subita contro il Cluj fa coppia col buco difensivo su Kurtic nei minuti di recupero a Ferrara. Per non parlare delle braccia larghe di Milinkovic nel derby.

Le scelte di società e tecnico

Questa frustrazione, non trovando altro sfogo, ricade inevitabilmente su chi è al comando. Reo di non riuscire a trovare soluzioni. In campo, non ci vanno né Lotito, né Tare, né Inzaghi, ma è a loro, in quanto vertici, che si addossano primarie responsabilità. Anche se è passato appena un mese dal via e ne mancano ancora 8 fino a maggio.

Ci sarebbe infatti tempo e modo di recuperare prima di profetizzare una stagione disastrosa. Il potenziale non manca, a detta di molti opinionisti e addetti ai lavori. Ma tra la gente è troppo forte l’avvilimento prodotto da 3 sconfitte nelle ultime 4 partite. È inspiegabile come gli elementi arrivati dal mercato siano ancora oggetti misteriosi. Adekanye non valutabile. Vavro visto solo in due spezzoni in serie A (2o minuti con la Samp e 42 con la Spal) più una prestazione in coppa così e così. E Jony, che prima in Europa desta buone impressioni e poi, contro un avversario di livello come l’Inter, sembra un pesce fuor d’acqua.

L’unica speranza era Lazzari. Il neo arrivato che ha giocato di più e prima di ieri sempre tra i migliori. Ma niente. Alla scala del calcio stecca anche lui. Altra delusione da mandar giù.

Poi ci sono le scelte del tecnico, che hanno lasciato perplesso non solo Immobile. Sotto accusa il turn over sistematico, iniziato sin dalle prime giornate e l’insistenza su un modulo unico, il 3-5-2, a prescindere da avversari e singole situazioni. Contro i nerazzurri pur dovendo recuperare, per mantenere l’assetto del centrocampo si è scelto di tirar fuori Milinkovic e Luis Alberto per Berisha e Leiva. Risultato: zero rifornimenti in avanti per il forcing finale. “Li ho tolti perché erano calati – ha detto il mister ai microfoni di Sky nel post gara – avevano giocato tante partite“. Passi il sergente, ma allo spagnolo era stata persino risparmiata la trasferta in romania. Viene da chiedersi: non poteva riposare domenica in casa con il Genoa? Il senno di poi, tipico di chi, alla prova dei fatti, vede frustrate le proprie aspettative.

Il torto e la soluzione ancor più frustrante

Occasioni sprecate, adattamento e inserimento dei nuovi che procede a rilento, scelte di formazione che non hanno pagato. Messa in questi termini, le sconfitte non sembrano poi così immeritate (come si accennava sopra). “A calcio ha ragione chi fa gol“, ha detto Parolo. Quindi la Lazio è in pieno torto. E la retorica del bel gioco, del “siamo sulla strada giusta” e “usciamo a testa alta” rende tutto ancor più frustrante se a mancare sono i risultati concreti nell’immediato.

La soluzione a tutti i mali però è fin troppo ovvia. Implicita nelle stesse parole del numero 16 biancoceleste. Segnare per tornare a vincere. Ma la consapevolezza che sarebbe tutto così maledettamente facile, indovinate un po’ quale sentimento suscita?

 

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Gabriele
Gabriele
4 anni fa

Il popolo laziale,dimesso,inerme,senza rabbia. Si fa andar bene qualsiasi cosa. Non protesta,non pretende neanche più. Questo mi preoccupa più dei giocatori,dell’allenatore che passeranno…

Roberto
Roberto
4 anni fa
Reply to  Gabriele

Hai ragione…nessuno protesta più, nessuno fa sapere alla società che ha fatto un mercato fallimentare.. e meno male che Tare è considerato uno dei migliori direttori sportivi del campionato…ma come al solito manca la volontà di far crescere questa squadra. Se abbiamo un budget uguale a quello del Lecce o della Spal lo si dica almeno chiaramente. Finora squadre come il Bologna e il Cagliari avevano più soldi da spendere di noi. Forse bisognerebbe incominciare a dire che questo presidente è più adatto a gestire una società come la Salernitana ma non la prima squadra della capitale.

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