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La Lazio incontra i bambini orfani lituani. Il responsabile dell’ONG intervistato da LSC

Prima dell’allenamento pomeridiano i calciatori della Lazio si sono intrattenuti con alcuni bambini orfani. Il responsabile dell’ONG ha parlato a LSC.

La ONG Hope for Football Italia Lituania è stata ospite questo pomeriggio del ritiro di Auronzo. L’associazione benefica si prende cura di bambini orfani in Lituania. Oggi, prima dell’allenamento pomeridiano, i giocatori della Lazio li hanno incontrati fermandosi a scambiare qualche palleggio.

Il responsabile del progetto Stefano Piciulin è stato intervistato da Lazio Style Channel. Ecco quello che ha raccontato.

“Sono qui ad Auronzo con alcuni ragazzi lituani, quasi tutti orfani. Hanno ricevuto una grande accoglienza. Per qualche momento hanno potuto sentire il senso di famiglia, che a loro manca. Sono onorato dell’accoglienza della Lazio. L’iniziativa è supportata dall’AIC e dalle Federcalcio italiana a e lituana. Usiamo i valori del calcio per stare vicino a chi soffre”.

I bambini hanno conosciuto Marius Adamonis, loro connazionale, e la società biancoceleste ha regalato loro alcune divise e materiale da gioco.

“I bambini sono rimasti contenti di aver conosciuto Adamonis: un giocatore che rappresenta il loro paese. La cosa più preziosa però è stato il tempo che la squadra ci ha regalato. Il materiale donatoci è molto apprezzato, ma la presenza umana lo è di più. Sono convinto che i ragazzi torneranno a casa arricchiti, dopo aver provato belle emozioni. Questo è un momento magico dal punto di vista calcistico”.

“Questo progetto si chiama “Hope for football”. Io ritengo che i bambini siano una speranza per il calcio. Un’iniziativa come questa può dare maggiore luce al calcio, i ragazzi hanno bisogno di queste cose. Oggi ho scoperto il cuore del calcio”.

In chiusura, Piciulin ha rivolto un pensiero a Mihajlovic. Anche lui ha dovuto combattere tempo fa la stessa malattia.

“Capisco Sinisa e sono vicino a lui, ho avuto la stessa malattia. Io ho avuto la leucemia negli anni ’70, ho dei danni seguiti dalle cure ma continuo a lottare”.

 

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