Dopo la vittoria nel derby, la nuovissima puntata della rubrica “L’Angolo dell’Éducateur”.
– L’Éducateur –
Fermate il calcio, voglio scendere. Sempre così per me dopo averli battuti. Dopo una sconfitta, qualunque sconfitta, figuriamoci contro essi, la voglia è di ripartire subito, di rigiocarti la prossima alle imminenti due di notte, resettare, ripartire.
Ogni volta che gli slavini gioiosamente addosso, vorrei invece si fermasse tutto a quell’attimo. Fine, chiuso. Il calcio abolito per decreto, innalzato il Burraco a sport nazionale. Abbiamo vinto Noi, chi vince questa vince tutto, Danilo pigliatutto, il pallone è nostro. Adieu. Non ci vediamo più, ci salutiamo adesso.
Per evitare lo stomaco chiuso nella settimana d’attesa, che già non hai un congenito umore solare e in quei giorni sentirti solo stronzo è come aver vinto il premio boy scout dell’anno. Per evitare che il rancore per quelli, che tieni in giacenza costante, diventi incontenibile, un gigantesco blob.
Per evitare, quando vincono, di assistere alla celebrazione del carnevale di Rio in salsa Cesaroni. Evitarmi i mezzi di comunicazione trionfanti, con approfondimenti e talk show che esaltano le gesta eroiche dei novelli centurioni, i paladini di Roma, i gladiatori del supplì ai peperoni. Più cacio e pepe per tutti. Daje.
Per evitare, quando li asfaltiamo, di assistere all’eclissi totale della luce sul derby. Servizi in tv mandati in orari consoni agli appassionati di Rai Scuola. Servizi che non parlano della vittoria della Lazio, ma analizzano il perché della sconfitta di essi con la stessa incredulità, enfasi e sofferenza che la BBC adotterebbe nel caso del funerale della Regina.
Quanto sarebbe bello evitare per sempre neo amanti delle purghe e del pollice verso. Selfie e gavettoni codardi. Lezioni da educatori violinisti, metafore di villaggi e luoghi di culto con le ruote. Simulazioni, rigorini e gesti choleschi.
Voglio evitarmi le dichiarazioni. La spocchia ante, la spocchia post (nel caso, malaugurato). Nel caso benedetto, invece, è sempre e solo derubricare la sconfitta a evento eccezionale, le cause sono sempre da ricondurre alla loro partita incredibilmente disastrosa. L’ipotesi che possano meritatamente perdere non viene mai presa in considerazione, la respingono come un vampiro con l’aglio. Mediocri e modesti, sempre e solo questo siamo nelle loro dichiarazioni. Ecco, vorrei evitarmele.
Lo sfottò, la goliardia, non sono mai riuscito a definire in questo modo le loro esternazioni. Da uno che ha la vita deromanistizzata quasi quanto il deserto preferisce stare alla larga dal mondo vegetale, voglio evitarmi il loro senso goliardico. Non li sfotto, non li cerco, a eccezione di qualche vip dotato di simpatia, correttezza e rispetto paragonabili a un’ invasione di cavallette.
Fermate il calcio. Se non vi ho convinto, se non volete farlo per me, fatelo per quel bimbo. Quello piccolino, con una faccia stupenda. Quello che ha alle spalle Lucas. Fatelo per lui, che non debba più indossare la maglia sbagliata per forza. Che non debba più, in mondovisione, precisare, ribadire che lui no, con essi non c’entra nulla. Che per lui sempre e solo Forza Lazio. Evitiamo in futuro quei 5 minuti di angoscia a “faccia stupenda”.
Nel caso si vada avanti domenica c’è la Lazio. Probabilmente io sarò con lei.
SoloLaLazio. Sempre.
Grande! ???
Ogni volta che gli slavini gioiosamente addosso, vorrei invece si fermasse tutto a quell’attimo. Fine, chiuso. Il calcio abolito per decreto, innalzato il Burraco a sport nazionale. Abbiamo vinto Noi, chi vince questa vince tutto, Danilo pigliatutto, il pallone è nostro. Adieu. Non ci vediamo più, ci salutiamo adesso.
CHIUDETE TUTTO. Poche righe nelle quali è nascosto il pensiero di tutti noi. Laziali. Applausi ??⚪️?