Nuovo appuntamento con la rubrica diversamente diplomatica. Il #micamistabene di oggi è dedicato al Var.
di Micaela Monterosso
Miracolo [dal lat. miracŭlum “cosa meravigliosa”, der. di mirari “meravigliarsi”]. Intervento straordinario concesso all’uomo da Dio o dalle creature celesti.
Avvisate la Treccani di aggiungere Club Brugges – Lazio alla lista degli esempi.
Ancora una volta, sovvertendo ogni pronostico possibile, la Lazio c’è. O non c’è. Nel senso che erano talmente in pochi ieri sera da costringere Inzaghi ad aggregare due magazzinieri, una guardia giurata di Formello e Derkum allo schieramento durante l’inno. Così, giusto per dare colore e fare numero.
Io ero già pronta ad una partita di calcio tennis, con il solito ottimismo che mi contraddistingue. Le ore che hanno preceduto la gara, questa volta, mi hanno fatto consumare una scatola di Gaviscon (il Maalox era finito) e due lattine di Coca Cola che – si sa – con la gastrite aiuta a soffrire un pochino di più.
Covid, non covid. Tamponi positivi, tamponi negativi, tamponi dubbi. Non c’ho capito niente. Ad un certo punto sembrava di giocare a “Indovina Chi?”. Questo non è convocato. Ma è rotto o c’ha il virus? Ma soprattutto, perché la Lazio non dice nulla? Provo a spiegarvelo, cercando di dare un senso logico: il Covid (ammesso che di questo si parli) non è un infortunio di gioco. Di conseguenza, c’è una legge sulla privacy che tutela i tesserati. Per farla breve: ‘sta smania di avere nomi e cognomi non può essere soddisfatta. Anche perché, detto tra di noi, non serve a nessuno se non appunto a soddisfare la sete (inopportuna) di dare la caccia al positivo di turno.
Certo, andare a giocare in 13 (che porta pure male) senza Ciro, Luis, Lazzari, Strakosha, Luiz Felipe, Leiva, Cataldi e Armini – senza contare i lungo degenti Lulic e Radu – ha fatto tremare le gambe a tutti. Anche allo stesso Inzaghi che, tra la conferenza prepartita e la panchina ci ha regalato delle espressioni che nemmeno io quando arrivano le bollette.
Il cuore, però, vale tanto. Noi laziali lo sappiamo bene. I 13 presenti hanno lasciato l’anima sul terreno di gioco, riportando a casa un punto che ne vale almeno 100, vista la situazione.
L’episodio del rigore meriterebbe una rubrica a parte. È vero che Patric ha commesso un’ingenuità clamorosa (per dirla fine) ma quanto tempo è passato dall’azione incriminata alla chiamata del Var? So solo che io ho fatto in tempo ad andare in camera, accendere lo scaldasonno, uscire e fumare mezza sigaretta. A questo punto, chiamerei il Var per un fallo della scorsa stagione, già che ci siamo, magari ci ridanno qualche punto perso qua e là.
A proposito di Patric, croce e delizia degli allenatori da tastiera ed assimilati vari: si, ribadisco, ha commesso un’ingenuità non da giocatore di Serie A ma – a sua discolpa – c’è da dire che non era in condizione. Sempre per usare un linguaggio forbito e non far andare troppo la penna (direttore, so che sennò mi censuri) all’intervallo si è vomitato pure il pranzo del battesimo. C’è un frame della gara (che è stato riportato da alcune pagine sui social) in cui si vede – ed io modestamente lo avevo notato già a gara in corso – che stava proprio da un’altra parte. Presumibilmente in uno dei gironi infernali danteschi.
Per questo ed altri mille motivi, non me la sento di condannarlo. Forse sono troppo buona, ma le critiche per la gara di ieri sera non se le merita proprio nessuno.
Menzione speciale a Simone Inzaghi (ma va?) che ha letto perfettamente la gara, nonostante tutto, osando addirittura il cambio modulo (Simone tutto bene? Mica c’hai la febbre?) e trasmettendo ai reduci – perchè di questo si parla – la mentalità giusta per affrontare una sfida più che surreale.
Die meister, die besten, les grandes èquipes… The Champions!!!
Sono d’accordo con te inoltre la palla se non sbaglio non era neanche indirizzata a lui che stava sotto porta . Riguardo Patric poteva evitare di mettergli le mani addosso
Complimenti, bellissimo articolo!
Grazie!