Il Tacco di Sócrates del nostro amico Sandro Di Loreto dedicato a Sinisa.

La vita è attimo per attimo, ed è attraverso quello che facciamo in questi attimi che ci guadagniamo la possibilità dell’immortalità. Io non so cosa ci sarà dopo, píu divento vecchio più ho paura che non ci sia nulla, ma non voglio credere alla mia paura, preferisco ascoltare la mia fede. Ho però la certezza di questo viaggio chiamato vita, un viaggio che é un dono e che deve essere rispettato con comportamenti degni di una opportunità di straordinaria grandezza come é esistere.

Siniša Mihajlović é stato un uomo, come tale avrà sbagliato molte volte, ma ha onorato il dono della vita con la schiettezza e la coerenza dei suoi comportamenti, sempre allineati con i suoi valori ed i suoi credo. Marito e padre in una famiglia numerosa, guerriero indomabile sul terreno di gioco, spavaldo e fiero sulla panchina.

Si è innamorato della Lazio e della sua gente e non lo ha mai nascosto, al punto di dire che le sconfitte contro la Lazio sono le uniche che non lo facevano stare male.
Ha saputo del suo male e lo ha raccontato con dignità senza nasconderlo, petto in fuori, come sempre.

Lo ha affrontato con la stessa forza con cui tirava le punizioni, solo che questa volta non ha potuto fare gol. Troppo forte e impietoso questo avversario sordido e crudele per aggirarlo come una barriera.
Non si é vergognato di piangere quando ha sentito la paura prendere il sopravvento, e, come sempre ha fatto nella vita, ha affrontato la malattia guardandola negli occhi.

Probabilmente avrà guardando negli occhi anche la morte quando è venuta a prenderlo per togliergli questa vita, ma non la possibilità dell’immortalità, perché ci sarà sempre qualcuno che racconterà che è esistito un uomo che quando tirava era gol e si chiamava Siniša Mihajlović.