Rubrica diversamente diplomatica a tinte granata oggi. Anche nel ritorno in A della Salernitana c’è qualcosa di cui brontolare.

Obiettivo: equanime, imparziale, non alterato da pregiudizi, da idee e da sentimenti personali.

La Salernitana è in Serie A. Ha battuto il Pescara e si è guadagnata la promozione nella massima serie dopo ventitré anni di assenza. Le prime parole di Lotito sono state: “Ho mantenuto gli impegni presi”.

Ve la sentite di dargli torto?
Inizio con il dire che non è una sviolinata al presidente, questa. Tanto più oggi che sarebbe facile scriverne solo bene. Prendetela solo come un dato oggettivo (quelli che mi piacciono tanto, lo ammetto), e liberatevi dal pregiudizio (No, non LiberaLaLazio, vi prego).

Non fatelo per lui, non ne ha bisogno. Fatelo per rispondere in maniera netta e inattaccabile ai vari giornali che titolano (da ieri pomeriggio) “Lotito deve vendere, ha trenta giorni di tempo”, “Salernitana in A, ma Lotito lo sa che deve vendere?”. Nessuno parla della promozione della Salernitana, tutti parlano della necessità di venderla, degli “impicci” di Lotito, del cognato, della zia, del nonno e del trisavolo di Mezzaroma. Non una parola (o pochissime) sul risultato sportivo. Possibile che Lotito sia un personaggio così scomodo, dopo tutto?

Partendo dal presupposto che non ho la fortuna (o la sfortuna) di conoscerlo, non potendo dare un giudizio obiettivo dal punto di vista personale, posso dire che la percezione che spesso si ha di Lotito nell’ambiente romano è ben diversa da quella che ho io qui, in Valdichiana, dove tifosi di squadre ben più blasonate della Lazio, mi guardano con incredulità quando mi chiedono perché i laziali ce l’abbiano tanto con Lotito. Se fino a qualche anno fa sapevo rispondere, ora – sinceramente – faccio fatica (infatti non rispondo e mi limito a fare spallucce).

Nella psicosi collettiva dei social, tra un “ma venderà la Salernitana o la Lazio?” e Gravina che ci tiene a ricordare che dovrà vendere almeno una delle due società (dimenticandosi che ci sono cose ben più serie sulle quali dovrebbe vigilare: leggasi bilanci dei neo Campioni d’Italia, ad esempio), è tornato lui: lo sceicco. Quello che, ormai da anni, ciccia fuori ogni volta che qualcuno decide che il tempo di Lotito alla Lazio sia terminato. Su Twitter è esplosa la Al-Thani mania: post in arabo maccheronico, immagini del profilo con turbante improvvisato, nomi utenti cambiati e chi più ne ha, ne metta. A me, onestamente, l’unica cosa che mi viene in mente pensando allo sceicco, è una battuta di monicelliana memoria, già mi pare di leggere i tweet: prematurata la supercazzola come se fosse Al-Thani per due o scherziamo?

In teoria, se decidesse di vendere la Lazio e tenersi la Salernitana (cosa che ritengo piuttosto improbabile) terrei a freno l’entusiasmo, buttando un attimo l’occhio alle altre società che sono state acquisite da fantomatici miliardari nel corso degli ultimi anni. Non mi pare di vedere grandissimi risultati; a vincere, infatti, sono sempre le stesse (e la Lazio è saldamente tra queste). Non mi pare di ricordare scudetti di Essi, Champions del Milan o stagioni roboanti del Bologna o della Fiorentina (tranne quando noi ci caliamo le braghe e facciamo l’ente morale per salvarli) quindi mi sento di poter dire, senza troppa faziosità, che Lotito non è il male peggiore. Al contrario, ho la sensazione che – troppo spesso – venga usato come capro espiatorio (ci si infila da solo, eh) in situazioni dove a pagare dovrebbero essere gli altri.

Per chiudere, Preside’, mi permetta un consiglio: divorzi da sua moglie (per finta) e lasci la Salernitana a suo cognato. Il matrimonio è solo un contratto, può rescinderlo quando vuole. A differenza di quello di Simone, che sarebbe il caso di rinnovare. Che dice, si può fare?