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Il derby delle aquile: un simbolo in comune per Lazio e Spezia

Storie diverse per le aquile di Lazio e Spezia. Ecco i motivi che hanno portato i liguri e laziali ad avere lo stesso simbolo.

Di Tommaso Fefè e Guido Lorenzelli

Lazio e Spezia si affronteranno per la quarta volta nella loro storia. Sabato alle 15 però sarà la prima all’Olimpico per quello che, guardando i loghi delle due squadre, si può definire il “derby delle aquile”.

Entrambi i club infatti si identificano nel medesimo rapace, icona di fierezza, combattività e forza. Tutte caratteristiche che i tifosi, spezzini e laziali, sperano sempre vengano incarnate dai propri beniamini in campo. Questa curiosa coincidenza tra simboli però ha radici diverse per le due compagini.

Spezia

Grazie alla collaborazione con calciospezia.it, è venuto fuori che l’aquila non ha sempre fatto parte, del logo della squadra ligure. Il simbolo societario è infatti solitamente stato costituito da un monogramma formato dalle lettere iniziali del club bianco, di volta in volta adattato alla dicitura ufficiale assunta dal sodalizio spezzino. Negli anni è passato attraverso i vari Foot Ball Club Spezia, poi Associazione Calcio Spezia, Spezia Calcio 1906 e Associazione Sportiva Dilettantistica Spezia Calcio 2008, dopo il fallimento, fino all’attuale dicitura Spezia 1906. E solo saltuariamente il logo è stato sormontato dal simbolo dell’aquila, più o meno stilizzata.

Nell’estate del 2005 è stato ideato un nuovo logo circolare bordato in oro per celebrare il centenario della fondazione della società, che ha accompagnato la squadra nello storico ritorno nel campionato di Serie B. Poi, tre anni più tardi, in seguito al fallimento societario e alla creazione della nuova A.S.D. Spezia Calcio 2008, è stato temporaneamente adottato come stemma un logo circolare con il nome della società e il simbolo dell’aquila ripreso dallo stemma Comunale. Tale emblema è stato creato da un tifoso che ha vinto un concorso popolare, indetto dal Comune della Spezia.

Dopo pochi mesi, tuttavia, la società ha riacquistato i diritti per l’utilizzo del classico logo dello Spezia 1906.

Non è chiaro, infine, il perché ai giocatori e tifosi spezzini sia stato assegnato il soprannome di aquilotti. Il motivo può essere ricercato proprio nell’aquila che compare nello stemma comunale. O forse, più verosimilmente, fu coniato da un cronista locale che lo utilizzò per la prima volta nel 1913, probabilmente colpito dal gioco assai grintoso e “rapace” espresso dai calciatori in campo. Fatto sta che da quel momento a simbolo dello Spezia è stata assunta l’aquila e i giocatori dello Spezia sono stati chiamati proprio “aquilotti“.

Lazio

Singolare – e ben più nota tra i laziali – è invece la storia del simbolo della squadra biancoceleste. Benché di fondazione più antica rispetto ai rivali cittadini dell’A.S.Roma, la scelta non ricadde sull’iconica lupa capitolina, successivamente adottata proprio dai giallorossi. Si optò invece per quello che era il marchio distintivo delle legioni degli antichi romani e, per estensione, di tutto l’impero: l’aquila reale, appunto.

La decisione è motivata da due fattori. Il primo è di natura ideale, legato anche ai valori sportivi universali (non a caso i colori sociali sono gli stessi della Grecia, patria delle Olimpiadi), che si volevano abbracciare e affermare anche fuori dai confini cittadini. La Lazio nacque da subito come polisportiva e nell’ottica post risorgimentale del primo ‘900 (il fondatore era un bersagliere) sembrò quindi appropriato fregiarsi del marchio distintivo delle armate legionarie, che portarono la cultura latino-romana in tutto il mondo antico.

Il secondo motivo è una ragione più pratica. All’epoca della fondazione (9 gennaio 1900), esistevano già altre società sportive a Roma dedite a diverse attività ginniche e agonistiche. Molte di esse avevano preso nome e simboli dalla città, quali la lupa, i gemelli Romolo e Remo o altri elementi arcinoti. Di aquile invece non ce ne erano e si scelse così la via dell’originalità. Anche calciatori e tifosi laziali sono perciò simpaticamente definiti “aquilotti“.

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