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Il 2020 della Lazio dalla A alla…Z: la G di Gazzetta, la L di lockdown e la M di Muriqi

Il 2020 è giunto al termine. Sono successe tante, troppe cose in soli dodici mesi e noi abbiamo provato a riassumerle in base all’alfabeto: dalla A alla…Z

Con il supporto di Tommaso Fefé

A come Aereo, quello che il presidente Lotito ha messo a disposizione della Lazio. Un boeing tutto biancoceleste, con una livrea personalizzata con l’aquila stilizzata, che farà viaggiare la squadra per i prossimi anni.

B come Bayern Monaco, l’avversario uscito dal sorteggio degli ottavi di Champions dello scorso 14 dicembre a Nyon. L’andata all’Olimpico è in programma il 23 febbraio, il ritorno in Germania il 17 marzo.

C come Champions League, competizione raggiunta dal club biancoceleste tredici anni dopo l’ultima volta. La squadra di Inzaghi, seconda nel girone dietro il Dortmund, a distanza di vent’anni è riuscita anche a qualificarsi per gli ottavi di finale, dove incontrerà appunto il Bayern.

D come David Silva, il sogno di mercato estivo sfumato. Ci avevano sperato e creduto in molti. Tranne forse proprio lui che infatti ha scelto di tornare nella sua Spagna a godersi gli ultimi anni prima della pensione. E ai laziali è rimasto solo di accontentarsi della lettera M.

E come emergenza a sinistra. Perché dall’infortunio di Lulic del 5 febbraio, c’è stato un buco sulla corsia sinistra. Che non si è riempito neanche con l’acquisto estivo di Fares, preso al posto di Jony per essere l’erede del bosniaco. L’ex Spal (pagato 9 milioni) non ha convinto appieno e ha saltato le ultime 3 del 2020 per uno stiramento al soleo. Morale della favola: Marusic è diventato il titolare a sinistra, Lulic non si sa se, come e quando torna e Inzaghi non ha altre alternative valide per il suo 3-5-2.

F come Forza Lazio. Sempre, comunque, dovunque, a prescindere e prima di ogni altra cosa quando si parla di calcio. Le uniche due parole che mettono d’accordo tutti i tifosi biancocelesti anche (e soprattutto) quando si discute delle sorti della prima squadra della Capitale. E allora chiudiamo l’anno con un bel forza Lazio, con la speranza di poterlo urlare di nuovo tutti insieme sugli spalti dell’Olimpico.

G come Gazzetta dello Sport che sulla storia dei tamponi e sulle positività alterne ha montato una macchina del fango senza precedenti, addirittura accusando la Lazio e il presidente Lotito: le indagini poi, per il momento, non hanno confermato la veridicità di questi attacchi. Ma non solo, perché la rosea quando si parla di Lazio ha sempre avuto un atteggiamento particolare. Dalla (tanta) rilevanza data al caso Zarate (smontato da chi di dovere subito) alla (poca) rilevanza concessa alla notizia della vittoria della Scarpa d’oro di Immobile.

H come Hellas Verona, l’ultima squadra che Lulic ha affrontato lo scorso 5 febbraio prima di sottoporsi al doppio intervento alla caviglia. Da quella notte (0-0 all’Olimpico) il bosniaco non è più sceso in campo: da martedì è tornato a correre, Inzaghi spera nel rientro.

I come Immobile, l’uomo copertina di questo 2020. Il primo biancoceleste a vincere la Scarpa d’Oro, conquistata insieme alla classifica marcatori di A (contro CR7) e al record eguagliato di Higuain di gol in un singolo campionato (36).

L come Lockdown, arrivato a marzo quando la Lazio era a un passo dalla vetta e con l’inerzia giusta per contendere alla Juventus lo scudetto. Da giugno in poi, quando si è ripreso a giocare, i biancocelesti non sono stati più gli stessi.

M come Muriqi. Il secondo acquisto più oneroso dell’era Lotito (19,5 milioni), protagonista di una delle tante lunghe querelle di mercato, e fin qui piuttosto deludente come rendimento. Da lui ci si aspetta di più nel 2021.

N come nessuno alla pari di Simone Inzaghi, diventato l’allenatore con più panchine della storia della Lazio: il 1 agosto, a Napoli, ha superato Zoff a 203 presenze. Domenica contro il Genoa toccherà quota 224.

O come Olimpico, che mai come prima dell’interruzione per il Covid era diventato il dodicesimo, tredicesimo e quattordicesimo uomo in campo. Ha emozionato e incantato con scenografie incredibili: per la prima parte di anno è stato il fortino della Lazio e chi ci arrivava sapeva che sarebbe partito in svantaggio. Poi con le tribune chiuse, tutto è cambiato. Che il 2021 possa riportare lo stadio la passione e l’entusiasmo di un tempo.

come Primo gol di Patric con la maglia della Lazio. Per qualche motivo a tanti tifosi (ma soprattutto tifose) questo evento strappa più di un sorriso.

Q come qualità negli ultimi passaggi di Luis Alberto, che nel 2020 ha vinto il premio come miglior assist-man della massima serie battendo il suo amico Papu Gomez (15 a 14).

R come i record realizzati dalla Lazio toccando traguardi mai raggiunti in 120 anni di storia. Nello scorso campionato ha totalizzato 24 successi, tre in più del precedente record (ottenuto in 4 occasioni). Poi, sempre nella Serie A conclusasi ad agosto, sono storiche le 11 vittorie di fila e la striscia d’imbattibilità di 21 partite: la banda Inzaghi non ha perso per un girone intero. E inoltre anche i 78 punti conquistati è un risultato mai raggiunto prima dal club.

S come sergente. Milinkovic ha avuto un’incredibile evoluzione nel 2020: non è solo un centrocampista di qualità, ma è diventato anche un leader e trascinatore a 360°, per i compagni e per i tifosi, che si caricano leggendo i suoi messaggi social. Fa la differenza in fase offensiva (7 gol, alcuni pesanti, e 5 assist) e aiuta nella propria metà campo: è imprescindibile.

T come troppe assenze per Luiz Felipe, che nel 2020 ha saltato 19 partite su 45. Nel 2021 deve cominciare a trovare continuità, l’unico elemento che gli manca per fare il salto di qualità.

U come undici, che purtroppo non sono state solo le vittorie consecutive, ma anche le sconfitte totali in campionato nell’anno solare: dal 3-2 di Bergamo, subito dopo il lockdown, al 3-2 di Milano contro il Milan prima di Natale.

V come venti. I gol che mancano a Immobile per raggiungere Silvio Piola nella classifica all-time dei marcatori biancocelesti.

Z come Zona Caicedo. Non poteva che essere per l’uomo degli ultimi secondi la lettera finale. I gol allo scadere sono il suo marchio di fabbrica:  in totale ha segnato 6 volte nei minuti di recupero (la metà nel 2020), uno in più di Renato Cesarini, da cui deriva il detto segnare il “zona Cesarini”. Ora è lecito chiamarla “zona Caiedo”.

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3 anni fa

Non saprai mai quanto ti amo, amore per la mia lazio. ???????????????????????

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