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3 domande a Papadopulo: “Inzaghi sa trasmettere il valore del gruppo”

Ai nostri microfoni ha parlato in esclusiva Giuseppe Papadopulo. 3 domande per farci raccontare il suo punto di vista sulla Lazio di oggi.

Giuseppe Papadopulo ha allenato la Lazio per pochi mesi. Abbastanza però per togliersi qualche soddisfazione, come il derby del 6 gennaio 2005, e per traghettare la squadra ad una salvezza tranquilla in un periodo tribolato di transizione. Per questo è rimasto comunque impresso nel cuore di molti tifosi.

L’ex tecnico, ha risposto in esclusiva ai nostri microfoni a 3 domande per raccontarci il suo punto di vista sul momento attuale dei biancocelesti.

Dove può arrivare questa Lazio?

“Secondo me la Lazio ora non deve porsi limiti. Deve continuare su questa strada, sulla scia dell’entusiasmo. In più non ha più le coppe e può diventare un vantaggio. Ha una rosa di qualità, forse un po’ contenuta, ma sicuramente di primo livello”.

Nel mercato di gennaio in quale ruolo si dovrebbe intervenire?

“Io credo che la Lazio abbia il centrocampo migliore in Italia. La qualità del gioco espresso passa tutto da lì. Forse cercherei delle alternative per gli esterni Lazzari e Lulic. Mi sembrano ruoli un po’ scoperti, mentre davanti Caicedo ha dimostrato di poter essere una valida alternativa sia a Immobile, sia a Correa. Bisognerà poi vedere cosa succederà con Parolo. In questi giorni mi è sembrato di capire che ci sia la possibilità per lui, visto che sta giocando poco, di andare altrove. In ogni caso, è un giocatore che può essere ancora molto utile, ma per l’estate bisognerà lavorare per trovare delle alternative”.

In cosa l’Inzaghi allenatore è simile a quando giocava?

“Nel periodo in cui l’ho allenato, ricordo la sua correttezza e il suo impegno. Pur giocando poco, aveva un grande rispetto del ruolo. Di lui ho un grande ricordo sia professionale che umano. Poi andò in prestito alla Samp in cambio di Bazzani, perché ci serviva una punta con caratteristiche diverse. Dimostrò professionalità anche nell’accettare quelle scelte. In quel periodo di transizione, un po’ tribolato, la sua serietà fu encomiabile.

Sono convinto che in questa sua veloce ascesa da allenatore, molte basi se le sia create proprio mantenendo quei comportamenti. Sa trasmettere l’importanza del valore del gruppo ai suoi giocatori. Anche a quelli che giocano meno. Si vede in campo come lottano insieme e come tutti vadano a cercarsi l’un con l’altro sia nel momento dei complimenti e dell’esultanza, sia per darsi manforte nella difficoltà”.

 

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