Inzaghi dopo la vittoria in Supercoppa si è tolto un sassolino dalla scarpa contro chi l’ha pesantemente criticato tra settembre e ottobre
Correvano giorni, non lontani, in cui i risultati a Formello non arrivavano e Inzaghi era entrato nell’occhio del ciclone della critica del mondo Lazio. Polemiche sterili, prevenute, non costruttive, che arrivavano da tanti lidi, ma non da SololaLazio.it (questo ne è l’esempio).
Sembrano lontani quei tempi, oggi che la squadra biancoceleste ha trionfato in Supercoppa contro la Juventus ed è 3° in classifica in campionato a +12 dal Napoli (che ha una gara in più). Ma sono maledettamente vicini, più che da calendario, nella mente di alcuni, tra cui Simone Inzaghi. Appassionato come pochi, vive di calcio l’ex attaccante, che si legge e si tiene aggiornato su tutto. Non si lascia sfuggire nulla ed ecco perché quando, due mesi fa, gli venivano imputate eccessive colpe si è sentito da una parte deluso e dall’altra caricato, perché in cuor suo sapeva che sarebbe arrivato il momento di prendersi la sua rivincita. E così è stato. Domenica, dopo aver alzato il suo 3° trofeo (su 4 finali giocate), ha lanciato una frecciata forte, diretta e decisa. “Quando non ci sono stati 1i risultati so chi c’è stato e chi no“, ha detto, togliendosi un sassolino dalla scarpa. Anzi, un masso bello pesante. Come del resto ha fatto anche il diesse Tare: “Dedico questa vittoria ai funghi che spuntano dopo la pioggia”.
Già perché è facile salire sul carro dei vincitori adesso, dopo 8 vittorie consecutive in campionato e il 3-1 alla Juventus in finale di Supercoppa a Riyad. Troppo semplice, quasi banale e scontato. E fanno bene Inzaghi e Tare a ricordarsi tutti, di chi non c’era in estate e chi invece sì. Anche criticando, ma in modo costruttivo, nutrendo sempre estrema fiducia in Inzaghi, Tare, Peruzzi e Lotito, la cui sinergia nel lavoro ha permesso di chiudere il 2019 a -6 dalla vetta (potenzialmente -3) e con due trofei nazionali su tre a disposizione in bacheca. Troppo facile salire sul carro dei vincitori adesso. Sarà complicato rimanerci sempre, quando magari ci sarà qualche passaggio a vuoto. Lì Inzaghi aspetterà di nuovo tutti al varco, perché è cresciuto a Roma e sa come vanno le cose. Nel calcio, come nella vita, è la normalità dello scorrere del tempo. Sta di fatto che ora il carro è pieno e non c’è più spazio. Si sta stretti, ma a chi c’era già da giugno scorso – all’inizio del lungo viaggio che ancora non è finito – il tecnico piacentino ha sicuramente riservato un posto migliore e comodo.
Alla fine della fiera,chi so sti funghi o sti gufi?