L’ufficio di sovrintendenza ai beni culturali non ritiene che sussista alcun vincolo all’abbattimento dello stadio di San Siro.
Non solo a Roma. La questione stadio tiene banco anche a Milano. Inter e Milan stanno pensando da tempo di edificare una nuova casa, ma che farne del vecchio impianto di San Siro? Niente. Si può buttare giù. Lo dice anche l’ufficio di sovrintendenza ai beni culturali.
“Non presenta interesse culturale e come tale è escluso dalle disposizioni di tutela“. Questa la risposta ricevuta dal Comune del capoluogo lombardo ad una richiesta inoltrata a novembre scorso. “Le persistenze dello stadio originario del 1925-’26 e dell’ampliamento del 1937-’39 – si legge ancora nel documento – risultano del tutto residuali rispetto ai successivi interventi di adeguamento e ampliamento, realizzati nella seconda metà del Novecento e pertanto non sottoposti alle disposizioni, perché non risalenti ad oltre settanta anni“.
E inoltre “le stratificazioni, gli adeguamenti e ampliamenti fanno dello stadio un’opera connotata dagli interventi del 1953-’55, oltre a quelli del 1989-’90, nonché dalle opere successive al 2000, ovvero un’architettura soggetta a una continua trasformazione in base alle esigenze legate alla pubblica fruizione e sicurezza e ai diversi adeguamenti normativi propri della destinazione ad arena calcistica e di pubblico spettacolo“.
Sentenza forse eccessivamente lapidaria sulla Scala del Calcio, secondo l’opinione di molti cronisti e personaggi dello sport, che quello stadio lo hanno vissuto più e più volte. In ogni caso, non è una vera e propria condanna a morte. Nel progetto delle società meneghine non c’è l’effettiva intenzione di distruggerlo. Si tratterebbe solo di una rifunzionalizzazione. Stando alle ultime carte depositate a gennaio a Palazzo Marino, il Meazza diventerebbe il fulcro di una sorta di distretto dello sport, aperto a tutti e gratuito, per la pratica di attività amatoriali.