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Lazio, Immobile: “I 200 gol sono un traguardo di cui sono davvero orgoglioso”

Lazio, l'intervista a Ciro Immobile

Ciro Immobile, bomber e capitano della Lazio, ha rilasciato una lunga intervista ai microfoni ufficiali del club biancoceleste, raccontando le fasi salienti della sua carriera e svelando altresì aneddoti sulla sua vita personale.

Ecco le sue dichiarazioni: I 200 gol sono un traguardo molto importante. I miei gol sono stati tutti belli e importanti. Questo ancor di più perché era il duecentesimo. Mi ha fatto piacere festeggiarlo insieme al mister e a tutto lo staff. Sono davvero orgoglioso di questo traguardo. Esteticamente il gol più bello è stato quello di Cagliari. Di brutti ce ne sono stati tanti, forse tra i più brutti qualche palla che mi è rimbalzata addosso. Cos’ho in comune con la Lazio? Il non arrendersi mai e il raggiungere gli obiettivi anche nei momenti difficili. La Lazio ha avuto tanti top player nella sua storia. Mi sarebbe piaciuto giocare con Signori o con Salas. Dico Signori perché gli piaceva fare gol ma anche passare la palla al compagno. La mia migliore versione? L’Immobile del 17-18 e quello della Scarpa d’Oro sono tutti e due forti. Riuscivo a sfruttare al meglio le occasioni nell’area avversaria. Ero una macchina infallibile. Mi è piaciuta anche la prima stagione con Sarri, quella dei 27 gol in campionato. Sono riuscito a dare il massimo sia con Sarri che con Inzaghi. Il punto di contatto tra Sarri, Zeman e Inzaghi? Sono molto diversi. Quello più indecifrabile è Zeman. Quando tutto sembrava andare bene, per lui era tutto sbagliato. Era anche divertente come cosa. Ognuno di loro mi ha insegnato tante cose, ho cercato di prendere il meglio. Chi fuma di più tra Zeman e Sarri? È una bella lotta. Il difensore peggiore? Chiellini oltre alle qualità da difensore è uno che non molla mai. Molte volte noi attaccanti aspettiamo momenti di defaillance del difensore, con Chiellini questo era veramente complicato. Il mio ruolo di capitano? Con Romagnoli ho fatto un bel lavoro. Abbiamo parlato molto per convincerlo a venire alla Lazio. Anche con la società spesso ci siamo confrontati sugli aspetti comportamentali. Loro potevano scegliere 4-5 prospetti da comprare. La differenza la faceva se noi (gruppo-squadra) esprimevamo un giudizio favorevole o contrario. Io ho molti amici nel calcio, ho sempre cercato di avere buoni rapporti con tutti. La prima amicizia è stata con Maniero, un bravissimo ragazzo di Napoli. Poi con Lorenzo Insigne, Pellegrini della Roma, Mattia Zaccagni. Le impressioni in allenamento? Nani era fortissimo, mi ha subito colpito. Luis Alberto è stato eccezionale nel lavoro che ha fatto per riprendere se stesso e la Lazio. All’inizio ha fatto tanta fatica ad ambientarsi. Poi, con il lavoro e il sacrificio è venuto fuori il calciatore che conosciamo ora. In allenamento subito si capiva che fosse gran calciatore. Il sacrificio più grande dei miei genitori? Lasciarmi andare da piccolo. Per la mentalità di mia madre era inconcepibile. Per lei era una cosa inaccettabile. I primi tempi sono stati duri, ma avevo così tanta voglia di emergere che poi tutto è stato semplice. Perché il numero 17? Il 17 nasce a Pescara, era un numero che mi ha sempre attirato. Gli sono particolarmente legato perché in quell’annata è partito tutto. Poi ho conosciuto mia moglie, che tra l’altro è nata il 17. Jessica è molto ansiosa, vive malissimo la partita. È la prima tifosa, ma da quello che mi racconta chi vive la partita con lei non riesce nemmeno a vedere quando tiro un rigore. Un dramma totale. È bello poter far vedere ai miei figli quello che ho fatto. Questa è storia. Loro non so cosa vorranno fare da grandi. Cerco sempre di essere fonte d’ispirazione per loro. Io e mia moglie stiamo dando loro quello che serve per essere delle brave persone. A loro fa piacere che noi li seguiamo. Sono contento che abbiano delle passioni da coltivare. Mio figlio sta anche facendo calcio, ma non l’ho spinto io. E se vuole farlo, lo fa. I trofei non si possono tenere ad altezza bambino. I miei figli rompono tutto a casa. L’albero Natale non arriva mai a Natale. Rompono sempre tutte le palline. A volte neanche su vanno bene, Mattia gioca con la palla in casa…. Hobby? I primi anni che si giocava meno andavo spesso a pescare. Mi rilassa molto. C’è poca gente, è questo per me significa relax. È un hobby che coltivo anche qui a Roma, insieme a membri dello staff e magazzinieri. Le carriere dei piloti di Formula 1 è molto dura. Avere un posto in F1 è complicatissimo. Ci sono piloti che mi attirano molto, come Leclerc e Hamilton. Leclerc per il talento che ha. Hamilton, oltre al talento, ha anche la grinta e la voglia di emergere. L’attaccante perfetto? Piede destro Batistuta, sinistro Adriano, colpo di testa Trezeguet, opportunismo Inzaghi. Tecnica? Ronaldo il fenomeno, R9. Il nuovo Immobile? Ho sempre detto che non è tanto nelle caratteristiche, quello che conta in questo sport è la continuità. È la continuità che ti permette di migliorarti e raggiungere altri record. Tutti possono fare 20 gol in un campionato. Ma farne in cinque campionati è complicato. A livello di caratteristiche fisiche ce ne sono tanti bravi. Quello che serve è la continuità. Tra 20 anni, se una volta chiuso col calcio avrò raggiunto i miei obiettivi, sarò felice. Se dovessi parlare col Ciro bambino gli direi di continuare a fare quello che sta facendo. Alla Lazio augurerei di continuare a crescere, in questi anni ho visto dei miglioramenti pazzeschi. È una squadra che può raggiungere obiettivi importanti nel breve periodo e affermarsi come una squadra di livello mondiale”.

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