di Micaela Monterosso.

Doverosa premessa: non sono amica di Tare. Non sono amica di Sarri. Io non ho amici. Solo conoscenti occasionali. Odio tutti. (Chiedo umilmente a chi inserirà questo pezzo di inserire la premessa con carattere 25, in grassetto, stampatello se serve, così rimane bella impressa).

Posso parlare adesso? Bene. 

Nelle ultime settimane non leggo altro che schieramenti a favore di questo o di quello. Nello specifico – visto che non ho paura di fare nomi e cognomi senza storpiarli – è sceso in campo un nutrito esercito atto a difendere Sarri da un lato e Tare dall’altro. Il tutto condito da costanti – imbarazzanti a tratti – prosopopee infinite in radio, in tv, sui giornali al grido di “La mia fonte è più brava della tua, io so come stanno le cose”. Tutti sanno tutto, nessuno sa un cazzo. Perdonate il francesismo, ma ho la vena tappata. 

Non sono qui per sciorinare aneddoti o numeri, bilanci, acquisti, minutaggi, statistiche, moduli o sostituzioni.

Non è il mio lavoro. Non lo so fare e neanche mi interessa (ho il nutrito esercito di cui sopra a farlo per me, chiedete a loro). Quello che mi preme dire è che state perdendo di vista il focus principale: la Lazio. 

Io sono laziale, mi interessa la Lazio. Che poi in panchina ci sia Sarri o cippalippa, poco mi cambia. Lo stesso discorso vale per il DS. Chi c’era prima e chi ci sarà dopo, non è importante. Quello che resta è la maglia. Punto. 
Sembra però che queste mie affermazioni creino un cortocircuito indotto da una narrazione a tratti surreale. Se provi a dire che Sarri ha sbagliato qualcosa, vieni additato come amico di Tare, al contrario succede la stessa cosa.

Critichi gli acquisti? Sei un sarriano. Proprio per citare il mister vi dico: “Non è che se ti piacciono le bionde e passa una bella mora dici che è brutta”. Evidentemente, per qualcuno sì.

Per dare un colpo al cerchio e uno alla botte, hanno entrambi colpe e meriti. Si può dire che Sarri ha fallito alcune cose (quel suo: “Preferisco schiantare a marzo che fare figure di merda in Europa” io me lo ricordo. Lui forse no), come le ha sbagliate Tare (no, non vi nomino Muriqi sennò vi sentite male e non voglio nessuno sulla coscienza).
Si può dire, senza essere ingabbiati in una definizione di appartenenza ad un qualcosa che non è? L’unica cosa a cui appartengo è la Lazio.

Sarriani e Tariani sono due facce della stessa medaglia, e mi provocano la stessa sensazione di disgusto. Se la Lazio vince è merito di Sarri, se la Lazio perde è colpa di Tare. Non è così che funziona, nel mio modo di vedere le cose. Siamo una squadra, si vince insieme e si perde insieme. Vincono tutti e perdono tutti. Colpe equamente divise. Non c’è altro da dire a riguardo. 

Una cosa però ai miei colleghi gliela voglio dire: quando scrivete editoriali, parlate in radio, avete un qualsiasi spazio di diffusione del vostro pensiero, non attaccate altri colleghi per portare avanti le vostre idee. A meno che non siate liberi (intellettualmente intendo).

Altrimenti siete l’ufficio stampa occulto di quello che state difendendo e – se potete imbrogliare i tifosi (non tutti, per fortuna) – tra di noi non funziona. Quelli che oggi difendete e che domani non ci saranno più (vale per tutti), vi lasceranno qui col marchio a fuoco dell’amico di… Io non lo vorrei per me, ecco.

Concentratevi sulla Lazio. Parlate di quello che fa bene alla Lazio e non attaccando Tizio o Caio. Non più del dovuto, almeno. 

Si critica quando c’è da criticare (ed è sacrosanto) ma non si spara a zero senza cognizione di causa. Soprattutto, ribadisco, evitiamo di farlo quando si parla di persone adulte che possono serenamente sbrogliarsi la matassa per conto proprio, senza bisogno di portavoce di sorta. Specialmente quando il portavoce – fino a ieri – non sapeva neppure dove fosse Formello…