
Tacco di Socrates speciale in occasione della Giornata della Memoria delle vittime dell’Olocausto.
Di Sandro Di Loreto
La memoria per dimenticare.
Quando guardo un quadro di Raffaello, quando leggo un romanzo di Shakespeare, quando ascolto una canzone di Bruce Springsteen, mi chiedo come sia possibile che l’essere umano sia capace di orrori raccapriccianti.
Eppure ne è capace.
La storia dell’uomo è un lungo e tortuoso cammino di evoluzione pieno di involuzioni, inciampi e cadute tanto rovinose da mettere in discussione, a volte l’idea di futuro.
So che corro il rischio di essere frainteso, ma credetemi, le mie idee, la mia natura, il mio cuore condannano senza appello tutti questi orrori, perché ne provo vergogna, perché mi fanno male.
É per questo che vorrei dimenticare.
Costruire il futuro sul dolore significa lasciare aperta una ferita che sempre torna a far male.
Il dolore ci impedisce di superare, ci impedisce di perdonare, ci impedisce di essere liberi dalla schiavitù dei brutti ricordi e di vivere un presente leggero su cui costruire un futuro assolato.
La storia è li, impietosa a raccontarci quanto siamo stati capaci di essere crudeli, insensati, feroci e nasconde un sottile e pericoloso paradosso. Ci ricorda ogni volta che siamo stati divisi, che ci siamo odiati, che abbiamo distrutto e non costruito sulle differenze.
Lascia sotto le ceneri una brace eterna pronta ad essere alimentata di volta in volta dall’idiota di turno.
Per questo vorrei dimenticare, per far sì che tutti si possano un giorno guardare negli occhi senza fare caso al proprio colore, alla propria fede, alla propria sessualità, per scorgere semplicemente una persona con cui condividere un’esperienza, un’opinione, una gioia o un dolore e, chissà, costruire un futuro che ancora non è stato immaginato.
