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Lazio, il Tacco di Socrates: “Tra quarto posto e Conference, io ho scelto…”

Vittoria o piazzamento? Un dubbio amletico figlio del nostro tempo, che riduce tutto a una questione di denaro

Di Sandro Di Loreto

Quarto posto o Conference League, questo è l’amletico dubbio che ci avvolge in un insolito fine anno senza Lazio. Confesso di essere caduto in tentazione, fino al momento in cui mi sono posto la stessa domanda con parole differenti: piazzamento o vittoria?

I dubbi si sono dissolti ed ho scelto senza tentennamenti: vittoria! Ci hanno talmente ipnotizzati, sedotti, riconfigurati, al punto di farci credere, o quel che è peggio sentire, che sia meglio competere per non vincere, per arrivare dietro ad altri, piuttosto che essere davanti a tutti, anche se in una competizione umile.

Si compete per vincere, non per piazzarsi, poi se non si vince ci si accontenta del miglior piazzamento possibile, ma ci si accontenta. Snobbare la vittoria in Conference League è un atteggiamento figlio del nostro tempo, che ha smarrito la bellezza nascosta nelle cose semplici, umili, povere. Tutto è ridotto ad una questione di denaro. Il prestigio, il successo, la notorietà… la felicità. La bellezza delle cose sta nei nostri sguardi. E non sarebbe bello vedere Immobile alzare un trofeo?

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Frankie
Frankie
1 anno fa

Son d’accordo con Di Loreto. La vittoria della Conference fa palmares ed arricchisce la bacheca. Io preferisco sempre un trofeo ad un piazzamento. Così come vorrei vincere la coppa Italia al posto del 4o piazzamento in campionato!!

ANTONIO
ANTONIO
1 anno fa

Vincere la Conference o almeno provare a farlo

DajeSSL1900
DajeSSL1900
1 anno fa

D’accordo con l’articolo. Vincere la Conference (e far scoppiare il fegato a quelli dellà!) e puntare anche sulla Coppa Italia, che sono alla nostra portata. Al contrario, cercare di arrivare quarti in un paese dove alcune squadre (“i nostri amici”, le ha definite Malagò…) piene di debiti sembra che ogni anno debbano venire mandate nelle coppe a forza o quasi, è uno spreco di energie alla fine…

Ruggero
Ruggero
1 anno fa

D’accordo con te al 9 x 100 ma non siamo figli dei nostri tempi, siamo nostro malgrado figlie della maledizione che si è abbattuta sulla Lazio da 20 anni e non riusciamo a liberare e se non con l’arrivo di una chiamata dall’alto, si compete sempre x vincere, noi purtroppo non possiamo permettercelo, non abbiamo una società ambiziosa, abbiamo un venditore di fumo che prima della Lazio pensa a se stesso, non abbiamo nulla che possa assomigliare ad una società professionistica(chiarisco che non posso vederli) ad esempio il Mila fa sempre di tutto per migliorarsi perché ha nella testa, nel DNA la vittoria, colui che ci guida invece si accontenta ed insegna che il galleggiamento sia il massimo obiettivo.
Io sono sempre per puntare alla vittoria, al massimo, qualunque sia la competizione alla quale si partecipi.

Val
Val
1 anno fa

Io invece sono per uscire o mandare la primavera a giocare in Conference.

Un trofeo di consolazione.

Nato per chi è uscito dall’Europa League o non si è riuscito a classificare per l’Europa League l’anno prima arrivando al 7° posto in campionato; già l’Europa League è parecchio generosa in quanto ad accoglienza visto che basta un 6° posto per entrarvi.

Vincerlo ed alzarlo al cielo non mi renderebbe felice quanto invece rientrare nel calcio europeo che conta attraverso un piazzamento in Champions League.

Il rischio poi di fare male in entrambe le competizioni è poi altissimo a questo punto, e non comprometterei invece una stagione in campionato iniziata molto bene.

Sandro: qualora arrivassi in finale di Conference, metti con Immobile squalificato o altro “senatore” fuori, contemporaneamente stando in campionato al 7-8 posto poiché ci si è concentrati su questa competizione europea, che sensazione ti darebbe?

Ruggero
Ruggero
1 anno fa
Reply to  Val

Val, il tuo pensiero anche è giusto ma quello che dici è xche in tutti noi si è radicato il pensiero reale che con questa gestione puoi vivere alla giornata, senza futuro.
Il futuro…. Ipocrisia e incompetenza, era molto meglio prima con la coppa dei campioni x chi vinceva i campionati, coppa delle coppe x chi vince a le coppe nazionali e copa Uefa x chi arrivava fa 2 al quarto posto, c’era più difficoltà e si spreme año meno i giocatori

Val
Val
1 anno fa
Reply to  Ruggero

Caro Ruggero, ricordo che tu consideravi Coppa Italia e Supercoppa Italiana trofei minori nei nostri discorsi, ed in un certo senso ti ho sempre dato ragione adducendo però che fossero comunque trofei e sarebbero dovuti essere punti di partenza e non di arrivo.

La Conference League è un trofeo ancor minore rispetto alla Coppa Italia ed alla Supercoppa Italiana, su questo non credo ci possano essere temi di smentita.

Ecco io non vorrei che puntare sulla Conference League per l’ambiente diventi un punto di arrivo, perché la si strapperebbe agli altri, perdendo invece l’opportunità di crescere veramente quest’anno con un piazzamento in Champions League.

Per quanto mi riguarda con Sarri come tecnico —pur non condividendone tutte le scelte— ho notato che c’è un rapporto di forza diverso nel club tra società ed allenatore, molto meno volto all’improvvisazione cui fai riferimento.

La cosa che è mancata a Simone Inzaghi, essendo quest’ultimo comunque “vittima” di una sorta di “ricatto morale”, che lo vedeva suo malgrado dover assecondare le scelte di chi gli diede la sua prima squadra di Serie A da allenare.

Ecco perché ritengo che un piazzamento in Champions League ora significherebbe comunque non sprecare interamente le risorse che porterebbe, oltre ad aprire di nuovo le porte il prossimo anno ad incontri con squadre ben più suggestivi rispetto al Cluji (con tutto il rispetto per una squadra che in Romania ha anche vinto parecchi campionati nelle ultime stagioni e non va certo sottovalutata).

E magari, vai a vedere che anche il Sergente resterebbe con stimoli maggiori?

Last edited 1 anno fa by Val

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