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Lazio-Atalanta, Diamo i Numeri della gara disputata di ieri sera

Lazio-Atalanta, nuovo appuntamento della rubrica #DiamoiNumeri a cura di Daniele Caroleo.

La Lazio di Maurizio Sarri impatta contro il muro atalantino eretto da Gian Piero Gasperini ed ottiene solo un punto in quella che, a detta di molti, doveva essere una sfida alla portata, a causa delle tante defezioni in casa bergamasca. Se è pur vero, però, che gli orobici (che solo domenica scorsa avevano pareggiato contro la capolista Inter) sono scesi in campo con gli uomini contati, la situazione in casa biancoceleste non è stata, in realtà, così diversa, vista l’assenza di 3 titolari (più 2 riserve) ed una formazione quasi del tutto obbligata (più o meno la stessa impiegata contro l’Udinese in Coppa Italia e che, evidentemente, ha anche pagato le fatiche dei tempi supplementari)

C’è da dire, inoltre, che il reparto arretrato dell’Atalanta (la sesta miglior difesa della Serie A, attualmente) era al gran completo ed è riuscita ad arginare gli eventuali attacchi di un ispirato Zaccagni (il palo colpito al minuto 63 ancora vibra), di un mai domo Ciro Immobile e di un evanescente Felipe Anderson (l’assenza di Pedro, in questo caso, si è fatta sentire notevolmente).

Le note positive arrivano (inaspettatamente, visto il trend del girone di andata) dalla difesa, con il terzo clean sheet stagionale consecutivo della Lazio (il secondo di seguito in Serie A): in base ai dati a nostra disposizione, non accadeva da ben 5 anni, cioè da quando, nel 2017, la Lazio di Simone Inzaghi (in quella che possiamo considerare la sua prima stagione in biancoceleste), vinse di misura in casa sull’Udinese, superò per 2 a 0 la Roma nella semifinale d’andata di Coppa Italia ed ottenne il successo, poi, con il medesimo risultato, in quel di Bologna. Tra i pali, all’epoca, c’era proprio Thomas Strakosha che, dopo il pareggio contro l’Atalanta, di fatto non subisce una rete da 203 minuti (più recuperi) in campionato (complessivamente, visti i tempi supplementari in Coppa Italia, la Lazio non prende gol da 323 minuti, ma contro l’Udinese c’era Pepe Reina come estremo difensore).

Come ricordato da LazioPage, inoltre, con il pareggio a reti inviolate contro la squadra bergamasca, si interrompe anche la striscia di 9 partite consecutive della Lazio con almeno 3 gol complessivi segnati: era la più lunga d’Europa, davanti a quelle di Leverkusen (a quota 7), Bayern Monaco e Leeds (entrambe con 6).

La squadra biancoceleste ha terminato comunque il match con il solito, assoluto dominio per quanto riguarda il possesso palla (62%), ottenuto per altro contro la squadra che attualmente si trova al sesto posto, in Serie A, in questa speciale classifica (la compagine biancoceleste è, invece, seconda, subito dietro l’Inter). Sono stati 602 i passaggi effettuati (con un’accuratezza dell’88%), mentre i tiri complessivi, secondo i dati forniti dalla Lega Serie A, sono stati 9 (contro i 6 dei nerazzurri), che però non sono evidentemente bastati per scardinare la difesa orobica.

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Val
Val
2 anni fa

I numeri in questo caso sono del tutto sterili di fronte a ciò che si è visto in campo: un tiki-taka sterile con poche soluzioni offensive; ci mancherebbe che si sbagli anche un passaggetto laterale o dietro al compagno a due metri.

Il vero nodo è che si sta soffrendo l’altalenanza delle prestazioni di Felipe Anderson, la poca tendenza a prendersi qualche rischio: da parte di Hysaj le poche volte che viene lanciato verso la porta, da parte di Luis Alberto evidentemente costretto ad avere qualche attenzione in più trovandosi le spalle coperte da Patric o scoperte da Marusic di qui la necessità di preferirgli Basic in quel ruolo.

Il tutto è dovuto comunque alla testardaggine del tecnico che non vuole proprio provare una cosa diversa in questo contesto, (come un 4-3-1-2 o addirittura un 4-3-2-1), preferendo continuare col 4-3-3 dando più libertà a Milinkovic per aprire varchi al centro portando a rimorchio Immobile.

Vedremo se questa scelta alla lunga gli darà ragione; sicuramente quello che non ci si può più permettere è disputare 70 minuti su 90 praticamente in 10 col Felipe Anderson in questo stato.

È comprensibile il voler tutelare il più possibile questo talento, ma non si può rasentare ed oltrepassare il limite per cui il tenerlo in campo anche oltre 80 minuti sia più un ostentare questa scelta rispetto al fare quella giusta per la gara.

Inoltre così si rischia anche di esporre Felipe Anderson ad ancora più critiche, che dubito giovino al suo stato mentale, giacchè quella sarebbe la problematica rilevata dal tecnico: a mio avviso invece è una questione fisica e di età perché non riesce ad arrivare lucido quando in procinto di saltare l’uomo.

Quanto affermo lo si può notare dal fatto che l’uomo riesce a saltarlo ricevendo palla dalla retroguardia con lancio lungo (Patric va detto ha fatto vedere cose discrete in questo senso), mentre inizia ad avere più difficoltà quando l’azione nasce da un fraseggio in velocità.

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