Caso tamponi, così il collegio difensivo della Lazio demolisce, punto per punto, le accuse della procura federale
“Quei 19 minuti che assolvono la Lazio” scrive oggi La Repubblica, in riferimento a una delle accuse che la procura federale ha fatto al club biancoceleste nell’inchiesta sul caso tamponi.
I 19 minuti in questione sono quelli che sono trascorsi dalla fine dell’allenamento del 3 novembre (ore 10.30) – quello contestato a cui hanno partecipato Immobile, Leiva e Strakosha – e la comunicazione arrivata al dottor Rodia (ore 10.49) della positività dei tre atleti sopracitati. A Formello dunque non sapevano l’esito dei controlli con la Synlab: la prova dei messaggi, con annessi orari, potrebbe far cadere uno dei capi d’accusa.
La Lazio nella sua memoria difensiva da 20 pagine “demolisce, punto per punto, la tesi dell’accusa del procura Figc”. In primis, un passo fondamentale. A Formello sostengono che “la federazione italiana e i suoi vari organi, compresa la procura, non hanno facoltà di giurisdizione nei tornei organizzati da altre federazioni o istituzioni europee”. Dunque la Figc agire nel territorio di competenza della Uefa.
Per quanto riguarda la presenza di Immobile in Torino-Lazio, la società biancoceleste ha le prove che l’attaccante sia stato autorizzato dalla Asl di Roma 1 di partecipare alla trasferta, essendo risultato negativo a due tamponi consecutivi. Lo stesso discorso vale per Djavan Anderson, la cui convocazione l’8 novembre con la Juventus è stata contestata dalla procura federale.