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Lazio, segna solo Ciro… Mica mi sta bene

Mica...mi sta bene

Primo appuntamento del 2021 con la rubrica diversamente diplomatica. Anno nuovo, stesso marcatore…. #MicaMiStaBene

Di Micaela Monterosso

Il 2020 è archiviato. Gli scaramantici come me sanno quanto un bisestile possa essere nefasto e portatore di sventura. Se dovessimo fare un bilancio dell’anno appena concluso, potremmo dire – serenamente – che fino al 29 febbraio è andato tutto bene. Poi, si sa com’è finita. Non rivanghiamo, non è più tempo. Siamo nel 2021 e l’anno nuovo (lasciamo stare i buoni propositi che tanto non li rispettiamo nemmeno sotto tortura) non può che andare meglio di quello appena concluso. Almeno questa è la speranza.

Speranza vanificata dalla prima uscita stagionale, in cui la Lazio riesce a farsi incartare la partita pure da Ballardini. Se non è uno smacco questo… Ma vabbè.
Malgrado quello che leggo sulla genialità dell’allenatore, non ha fatto un miracolo eh? Abbiamo preso un gol in contropiede nell’unica azione del Genoa.
Fino ad allora, Reina si stava dedicando alla rimozione delle ragnatele dalla rete.

La partita di ieri può essere riassunta in pochissime battute:
show di Calvarese e sindrome da secondo tempo.
L’arbitro ci ha messo del suo, prima non andando neppure a rivedere un contatto su Lazzari (sicuramente non era rigore, ma almeno il gesto… visto che abbiamo il Var, lo si poteva fare), poi andando in confusione sul rigore assegnato per fallo su Milinkovic (aveva fischiato punizione dal limite), assegnando cartellini gialli a caso e, dulcis in fundo, inventandosi di sana pianta un fallo in attacco di Luiz Felipe per non concedere il rigore per fallo di mano di Zappacosta.
Ribadisco il mio atavico pensiero: ridatemi Collina.

Siccome però prendersela con gli arbitri è l’alibi dei perdenti, diceva qualcuno dalle parti della Mole, sarebbe iniquo dire che mancano i tre punti per colpa di Calvarese (che poi, mi ricordo male o era quello che rifiutò il gagliardetto della Lazio?).
Qual è il problema allora?
Una cospicua fetta di tifosi e addetti ai lavori continua a battere sull’assenza del tanto atteso difensore, attribuendo a quel mancato colpo di mercato tutte le nefandezze a cui abbiamo assistito in questa prima parte del campionato.
Altri parlano di ciclo finito per Simone Inzaghi (eretici!!! C’è un girone infernale apposta per voi, da qualche parte) reo di aver avallato il mercato estivo e restio al cambio modulo (si, ora va di moda parlare di cambio modulo), altri ancora parlano di giocatori scoppiati, demotivati, avviliti, rivoluzione e squadra da rifondare.

La verità assoluta – come sempre – non esiste. È piuttosto un agglomerato di tutta una serie di fattori, tra cui sicuramente quelli sopraelencati, dove però ne manca uno, a mio parere essenziale: la Lazio non segna più. Questo è il vero, grande problema. Prendere un gol a partita è normale, per tutti (li prende anche il Milan, per dire). La differenza sta nel saperne segnare due o tre. Cosa che noi non sappiamo più fare. La carenza non è – solo – la difesa, ma anche – e soprattutto – l’attacco. Nella prima frazione di gioco abbiamo sfiorato l’80% di possesso palla facendo poco più di un tiro in porta.
Il bel gioco non basta, se non viene concretizzato. Questo è il punto.
Aggiungiamoci anche la sindrome da secondo tempo; quella che fa rientrare la squadra dagli spogliatoi con la presunzione di avere in mano la partita e che porta inevitabilmente al pareggio, se non addirittura alla sconfitta.
Superbia? Stanchezza? Non si sa. Ma non va bene. Non va bene per niente.

Se non fosse per l’immortale Ciro, a quest’ora faremmo compagnia alla Fiorentina (siamo noni in classifica che sì, è corta, ma le altre mi pare che corrano tutte). A proposito di Fiorentina, possiamo evitare di far resuscitare Castrovilli? Non per lui eh, ci mancherebbe, ma dopo Schiattarella, mica lo so se ce la faccio.
Ps. Notizia dell’ultima ora: designato Abisso per il match contro la Fiorentina. E niente, dai. Ridatemi il bisestile.

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