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Lazio, ‘Diamo i numeri’: Czyz è il 16° ragazzo del vivaio fatto esordire da Inzaghi

Lazio, con la rubrica ‘Diamo i numeri’ torniamo ad analizzare la partita di Champions pareggiata mercoledì a Bruges

Di Daniele Caroleo

Un punto d’oro, senza alcun dubbio. Un pareggio importante, in trasferta ed in piena emergenza con nove giocatori della Lazio costretti a rimanere a casa nelle ore  che hanno preceduto il viaggio in Belgio. Immobile, Luis Alberto, Strakosha, Leiva,
Luiz Felipe, Lazzari, Armini, Cataldi, e Djavan Anderson, che si sono aggiunti ai già infortunati Radu, Escalante e Lulic. E a Vavro, fuori dalla lista Champions. Una vera e propria ecatombe, insomma. La Lazio martedì è voltata per Bruges con 13 elementi della prima squadra (tra i quali il terzo portiere Alia), più tutta una serie di giovani provenienti dalla Primavera. Mercoledì mattina si è aggiunto poi Pereira, che inizialmente non era partito con il gruppo. E in corso d’opera si sono fermati Caicedo, per un problema alla spalla, e Patric (si sarebbe sentito male negli spogliatoi, almeno secondo quanto riportato dallo stesso Inzaghi a fine partita). Lo spagnolo, fino alla sostituzione, insieme ad Acerbi erano, tra l’altro, gli unici ad aver sempre giocato nel corso di queste prime 7 partite della stagione biancoceleste. Ora (come al solito, oserei dire) il difensore della Lazio e della nazionale azzurra resta l’unico stacanovista.

Quando ieri sera le note dell’inno della Champions League hanno iniziato a diffondersi, devo ammettere però che il mio primo pensiero non è stato rivolto all’emergenza o alle difficoltà che la Lazio avrebbe, oggettivamente, dovuto affrontare nel corso della partita. Il mio pensiero è andato a quei 5 giovani biancocelesti che in quello stesso istante si stavano sedendo in panchina in una serata speciale e importante, nella massima competizione continentale per club.  Non oso immaginare l’emozione che ha preceduto quella serata. E non posso neanche minimante avvicinarmi alle sensazioni che quei ragazzi avranno provato
mentre raggiungevano il proprio posto e si guardavano intorno. In quello stadio quasi totalmente vuoto, ma così immensamente bello per loro che stavano vivendo una notte indimenticabile. Furlanetto, Bertini, Franco, Pica e Czyz. Tutti classe 2002, tranne quest’ultimo, che è un 2001. Il polacco, alla sua terza stagione nelle giovanili della Lazio, a un certo punto della partita si è anche tolto la pettorina ed ha fatto il suo ingresso in campo. In sostituzione di Caicedo, al 68’. Facendo così, in una partita di Champions League, il suo esordio assoluto in prima squadra. E diventando il 16esimo calciatore della Primavera ad esordire nell’era Inzaghi.
E se parliamo di esordi, allora, non possiamo non menzionare anche Pepe Reina. Certamente non perché quello di ieri lo fosse, per l’estremo difensore spagnolo (anche se, in realtà, è stata la sua prima partita in Champions League con la maglia
della Lazio) ma solo e unicamente perché per lui, quella di ieri sera, è stato una sorta di ritorno alle origini. Il suo esordio in Champions, infatti, è avvenuto 20 anni fa proprio contro il Bruges. Era il 7 dicembre del 2000 e al Camp Nou il Barcellona,
campione di Spagna, schierava tra i pali un giovane Reina, che tra l’altro aveva esordito con i blaugrana appena 5 giorni prima, in campionato, contro il Celta Vigo, in sostituzione dell’infortunato Dutruel. I catalani, che in formazione poteva vantare
giocatori del calibro di Guardiola, Kluivert e Rivaldo, pareggiarono per 1-1. In quella stessa competizione, per altro, partecipava anche la Lazio, fresca vincitrice dello storico scudetto. Mentre Strakosha, ieri assente e sostituito dallo stesso Pepe, all’epoca aveva appena 5 anni, e viveva in Grecia dove suo papà giocava anche lui come portiere. Furlanetto, Bertini, Franco, Pica e lo stesso Czyz, invece, dovevano ancora nascere. Venti anni dopo quell’esordio, Pepe, ha dato il suo enorme contributo in una serata incredibile.

E come lui, ad esempio, anche il factotum Marco Parolo che ieri, con la fascia di capitano al braccio, ha cambiato ruolo addirittura per ben tre volte in 90 minuti. Ha iniziato da mediano, scalando poi come destro nella difesa a tre, per poi terminare al centro della retroguardia nell’inedita difesa a 4 schierata nei minuti finali da Inzaghi. Sacrificandosi per il bene della squadra, insieme a tutti suoi compagni. Che non hanno mollato un millimetro, nonostante le mille difficoltà, e hanno portato a casa
un punto d’oro.

Preziosissimo. Perché contribuisce a consolidare la Lazio al primo posto del girone. E continua a far sognare, nonostante le avversità.

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