La Lazio di ieri è stata come gli Avengers. I supereroi biancocelesti hanno portato giustizia a San Siro.
Uscito ieri nei cinema, l’ultimo capitolo della saga degli Avengers sembra aver già sbancato i botteghini.
Gli appassionati dei supereroi della Marvel erano in fibrillazione da mesi. Tutti desiderosi di scoprire cosa ne sarebbe stato del destino dell’universo. Per alcuni però si è posto un problema. Quelli che nella mente e nel cuore, oltre ai fumetti, hanno anche spazio per perversioni calcistiche a tinte biancocelesti, si sono trovati di fronte a un bivio: serata al cinema o semifinale di Coppa Italia?
Chi scrive appartiene a questa categoria. E la scelta è stata forzata. Poco male. Il cinema si recupera stasera. E se si guardano bene i dettagli, la partita di ieri non è stata troppo diversa dalla lotta dei vendicatori contro il malvagio Thanos. C’era da fare giustizia dopo l’onta subita dieci giorni fa. Lo sfregio doveva essere vendicato.
Per l’occasione, anziché essere un gigante violaceo con una corazza dorata, il cattivo aveva le sembianze di un diavolo rosso e nero, che nel precedente capitolo della saga aveva umiliato in modo canzonatorio i supereroi con l’aquila sul petto.
Ieri, ritrovata la giusta spinta e compattezza, gli uomini di “Nick Fury” Inzaghi hanno preso le sembianze dei guerrieri disegnati da Stan Lee e hanno ribaltato le sorti della battaglia tra il bene e il male.
Eccoli gli eroi di San Siro.
Correa, la Vedova Nera
Per cominciare, l’hombre del partido, Correa, ieri è apparso tale e quale all’eroina interpretata nella saga da Scarlett Johansson. Con tutto il rispetto per l’attrice americana. Ieri el Tucu con destrezza ha colpito al cuore l’avversario dopo averlo ammaliato con i suoi movimenti.
Luis Alberto, Occhio di Falco
Il personaggio è dotato di una mira infallibile. Il 10 della Lazio ha, come lui, la capacità di vedere giocate e passaggi filtranti che solo una mente rapace può intuire. Ogni sua imbucata ha mandato in subbuglio il centrocampo rossonero. Agisce distante dal bersaglio (la porta), proprio come Occhio di Falco che dagli appostamenti lontani riesce a dare appoggio ai suoi compagni.
Immobile, Spider Man
Il più giovane degli Avengers, ci prova in tutti i modi a dare il suo contributo, anche se tutti lo vedono con quel suo bel faccino pulito da bravo ragazzo e nessuno crede che possa essere utile. Ciro, che non è affatto di primo pelo come il personaggio Marvel, capendo di non poter strafare, è preciso nel fare almeno una cosa. Quell’assist per Correa è la tela che paralizza la preda. Pronta per essere colpita a morte.
Lulic, Capitan America
Perché è il capitano. Perché è lui il primo vendicatore. Colui che a suo tempo ha estirpato il male dalle sponde del Tevere. E che indomito continua, tra mille peripezie, a difendere con il suo scudo al braccio (la fascia da capitano) la squadra.
Romulo, Ant Man
Può diventare piccolissimo o gigantesco. Dipende dalle necessità. Se c’è da scardinare la difesa si infila tra le linee divenendo imprendibile. Se c’è da arginare le sgroppate dell’esterno avversario, si tramuta in un gigante insuperabile.
Lucas Leiva, l’incredibile Hulk
Il brasiliano è buono e caro, ma se vede mezza virgola fuori posto o qualcosa che lo disturba passargli vicino a metà campo, diventa verde di rabbia (agonistica) e a suon di mazzate rimette tutto in ordine.
Parolo, Visione
Visione è descritto dalla Marvel come “un essere umano in ogni centimetro, eccetto che per tutti i suoi organi corporei, realizzati in materiale sintetico“. La sua peculiare capacità è il totale controllo della propria densità, che gli permette di rendersi completamente intangibile. Esattamente come Parolo. Il centrocampista della Lazio è ovunque. Recupera palloni, si lancia in area, si propone a centrocampo, porta via gli avversari, crea spazi per i compagni ed esce dal campo senza nemmeno il fiatone. Ha 34 anni. Evidentemente non è del tutto umano.
Milinkovic, Thor
Teoricamente sarebbe un dio. E infatti Milinkovic ha una caratura tecnica sopraffina. Ma la potenza devastante del figlio di Odino necessita del leggendario martello per essere controllata e scatenata. Ieri, dopo mezz’ora, il perfido Thanos è riuscito a romperlo e lui, il sergente, non ha potuto dare il suo contributo.
Caicedo, Black Panther
Probabilmente non serve nessuna spiegazione per questo abbinamento.
Acerbi, Iron Man
Il leone biancoceleste o ha una corazza di vibranio irradiata da una batteria plutonica al centro del petto, oppure non si spiega come abbia fatto a disintegrare qualunque tentativo di attacco avversario.
Luiz Felipe, Star Lord
Ogni azione del brasiliano sembra essere guidata da una spavalderia degna di chi è abituato a viaggiare nello spazio alla ricerca di ben altri pericoli. Il guardiano della galassia tiene al sicuro l’area di rigore con una semplicità disarmante per gli avversari.
Bastos, Rocket Racoon
Nei fumetti è un procione antropomorfo. Ed è il fidato compagno di Star Lord. Però, essendo state creato in laboratorio come prodotto di assurdi esperimenti genetici, ogni tanto sfodera la sua anima animalesca a limiti della follia. Ieri, per fortuna, è riuscito a tenerla a bada.
Strakosha, Groot
Un altro compagno di battaglie di Star lord. Nel film e nei fumetti ripete solo 3 parole: “Io sono Groot”. Per lo più in questo ordine. Emblema di una solitudine, prima di tutto mentale, che in genere si associa a tutti i portieri. Gli attaccanti del Milan hanno contribuito oltremodo a farlo sentire ancora più solo.
Badelj, War Machine
Non ha superpoteri. Ma siccome indossa una corazza simile a quella di Iron Man, può dare una mano ai compagni quando serve. Nel finale ha dato sostegno a Hulk-Leiva, concedendo qualche minuto di riposo a Occhio di Falco-Luis Alberto.
Complimenti a chi ha scritto questo pezzo. Rende benissimo