Manuele Baiocchini e Valerio Spina presentano “Diluvio e Delirio“, libro che racconta la gloriosa storia che ha portato la Lazio a vincere il suo secondo scudetto della storia. I due giornalisti sono intervenuti in conferenza stampa e hanno raccontato tanti aneddoti che hanno portato alla stesura della storia.
Le parole di Baiocchini e Spina
Manuele Baiocchini inizia ringraziando tutti per il lavoro svolto:
“Questo libro scritto con Valerio è anche una storia d’amicizia ed essere venuti qui a Formello e trovare questa platea straordinaria, riunire i due presidenti è motivo di grande orgoglio. Volevamo Cragnotti qui oggi e per questo ringrazio il presidente Claudio Lotito e Cristina Mezzaroma”.
Valerio Spina poi ha detto:
“Mi unisco ai ringraziamenti fatti da Manuele, ci abbiamo messo tanto in questo libro ed è un lavoro che esula un po’ dal nostro lavoro. Non abbiamo fatto un documentario perché con Sky abbiamo fatto due grandi documentari sui 120 anni della Lazio e sul primo scudetto biancoceleste. Quell’anno è stato incredibile ed era l’apice massimo del calcio italiano in Europa e per noi un libro era la miglior scelta per mantenere impressa la storia”.
Il lavoro dietro il libro
“Il tempo è stato poco perché abbiamo avuto la certezza di fare questo libro a novembre, c’è stato il natale di mezzo. Tante telefonate al di là del lavoro giornalistico e se vuoi raccontare qualcosa di inedito è giusto anche sentire direttamente i protagonisti. Un bel lavoro in tempi stretti ma ricco di passione”.
Dopo l’intervento di Riccardo Cucchi, autore della prefazione del libro, i due giornalisti raccontano divertiti:
“Volevamo far fare la prefazione a Russel Crowe ma siamo tornati sulla terra. C’era una persona che poteva metterci in comunicazione con lui, magari per il prossimo libro”.
E su Maurizio Manzini, storico team manager della Lazio, raccontano:
“Manzotim: i personaggi che non si vedono ma hanno reso grande la Lazio negli anni e credo che Maurizio meriti la fascia da capitano perché lavora alla Lazio da sempre. Credo che la sua storia rappresenti pienamente la lazialità e l’abbiamo voluta raccontare perché è uno dei racconti più belli”.