
Long John è stato uno dei più grandi centravanti della Lazio. Leader della banda Maestrelli, ha portato nella Roma biancoceleste il primo storico scudetto nel 1974.”Di Lazio ci si ammala inguaribilmente”, la sua storica frase.
Giorgio Chinaglia, soprannominato dai tifosi della Lazio ‘Long John’, nasce a Carrara il 24 gennaio 1946. Vive i primi dieci anni con la nonna, perché i suoi genitori, Mario e Giovanna, emigrano in Galles, paese che raggiungerà anche lui nel 1955. Lì ha inizio la sua carriera e lì disputa le sue prime stagioni (1964-95 e 1965-66) da attaccante nello Swansea City. La sua avventura britannica non dura molto e preso fa rientro in Italia per prestare il servizio militare e continuare a giocare. Le sue prime due squadre del nostro paese sono di Serie C: prima la Massese e poi all’Internapoli, quindi nella stagione 1969-70 il trasferimento alla Lazio che cambierà irreversibilmente il corso della storia, il suo e di tutto il mondo biancoceleste. Possente centravanti di 186 cm, è il terzo cannoniere della storia del club romano con 122 gol all’attivo. Ma spiegare l’importanza di Chinaglia con i numeri è impossibile, perché lui è il leader carismatico della squadra che nel 1974 porta nella Capitale laziale il primo storico scudetto. Il capitano di quel gruppo, della banda Maestrelli, era Giuseppe Wilson, suo compagno anche all’Internapoli, che di recente lo ha ricordato così: “Ha cambiato la nostra tifoseria. Da lui in poi le cose sono cambiate davvero, è stata una ventata di innovazione, possiamo considerarlo il massimo artefice del nostro scudetto. Per i laziali c’è un epoca ante-Chinaglia e post-Chinaglia, non ci sono dubbi”. Lascia la casacca con l’aquila sul petto nell’estate del 1976 per andare in America, ai Cosmos con Pelè, dove c’era il resto della sua famiglia.
Il 13 luglio 1983 diventa presidente della Lazio, ma dopo due anni e mezzo è costretto ad abbandonare la carica. Nel 2006 ci riprova e diventa il portavoce di una cordata che vuole acquistare la società di Lotito, ma la vicenda si conclude malamente in tribunale. Vive i suoi ultimi giorni in Florida, dove muore il 1 aprile 2012 per un improvviso attacco al cuore. La notizia crea scompiglio nel mondo biancoceleste, che non smetterà mai di ricordarlo.
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