Milan-Lazio, nuovo appuntamento con la rubrica Mica mi sta bene. Parola chiave di oggi: pazienza.

Di Micaela Monterosso

Pazienza: Disposizione d’animo, abituale o attuale, congenita al proprio carattere o effetto di volontà e di autocontrollo, ad accettare e sopportare con tranquillità, moderazione, senza reagire violentemente, il dolore, il male, i disagi, le molestie altrui, le contrarietà della vita in genere.

Prima sconfitta stagionale della Lazio, primi mal di pancia dei tifosi. Manco a dirlo, era previsto come un temporale il lunedì di Pasquetta. La pazienza non è una dote che ci appartiene, diciamocelo. Che la gara di Milano non sarebbe stata affatto semplice lo si sapeva, forse ci si aspettava un qualcosina in più del nulla cosmico al quale abbiamo assistito ma leggere quanto scritto da molti nel fantastico mondo dei social fa riflettere.

Spazio alibi: Chiffi sta all’Aia come io sto alla tattica, uguale uguale. Mazzoleni s’è bevuto un caffè di troppo e s’è distratto. C’era un rosso evidente a Bakayoko ma non hanno avuto neppure la premura di andarlo a rivedere. Il rigore per loro era netto, poche chiacchiere. Ma se avesse espulso il simpaticone, forse (dico forse) avremmo potuto quantomeno pareggiare. Quanto è vero che se mia nonna avesse le ruote sarebbe una carretta.

Fortunatamente, sulla panchina, abbiamo un allenatore che gli alibi non li cerca, non li vuole e si altera pure se qualcuno prova a fornirgliene. Quello stesso allenatore che abbiamo voluto a furor di popolo e che, dopo la prima sconfitta, già qualcuno ha il coraggio (o la follia, vedete voi) di contestare. È stato lui il primo, nel post partita, ad evidenziare tutti i limiti della squadra. La gara è stata giocata al contrario rispetto a come era stata preparata. Una pietra tombale, insomma. 
E – grazie a Dio – non cerchiamo alibi inutili, per una volta. Nessun rammarico, nessun alibi, nessuna giustificazione. Non abbiamo giocato da Lazio, non abbiamo giocato affatto.

Io lo ripeto come un mantra: Sarri ha bisogno di tempo. La squadra ha bisogno di tempo. Lo sapevamo, inutile negarlo. Chi pensava che ai ragazzi bastassero due mesi per capire il Sarrismo non solo era fuori strada ma anche eccessivamente ottimista. Il gioco di Sarri è complesso, per assimilare i suoi meccanismi ci vuole lavoro e pazienza, specialmente per una squadra che ormai da 5 anni giocava “a memoria”.

Ci sta la delusione per la sconfitta, come è ragionevole che sia, ma non può sfuggire il fatto che siamo alla terza giornata di campionato e che tutto è ancora da scrivere. Non mandiamo al patibolo nessuno, per ora. Ci vuole pazienza. Tanta pazienza. Lasciate che siano gli altri ad esaltarsi per tre vittorie consecutive e per una corsa sotto la curva, lasciate che siano gli altri a condannare alla retrocessione una squadra che ha collezionato un solo punto in tre partite, noi siamo laziali. Facciamo i laziali. La strada è lunga, lunghissima. Ci vuole pazienza.