Marco Parolo, ex centrocampista della Lazio, appena svincolatosi dal club biancoceleste, ha appena ai microfoni di Sky della Nazionale e delle sfide future che vuole affrontare
Ecco le sue dichiarazioni: “Adesso sono in attesa di trovare la soluzione giusta per me, ho voglia di giocare, stamattina mi sono allenato. Ho voglia di divertirmi, quando hai il fuoco dentro e vuoi divertirti devi farlo. Per il resto c’è tempo. Anche la Nazionale mi stimola. Ci sono tante analogie con la Nazionale del 2016. C’è unità di intenti, come 5 anni fa. Questa deve essere la nostra forza, la differenza sta nelle seconde palle, noi abbiamo voglia di arrivare prima. Le furbizie, le piccolezze sono decisive. Sul gol di Chiellini con la Spagna eravamo in 4 sulla palla, scontato la prendessimo noi. La Spagna è diversa, ha cambiato tanto, perdendo anche dei campioni, hanno dei giovani a cui stanno inculcando la mentalità vincente. Sarà una partita diversa. Noi dobbiamo essere orgogliosi di essere italiani, siamo forti e abbiamo forse la miglior erba coltivata, basta dire che quella del vicino è più verde. Siamo compatti, sappiamo sfruttare le ripartenze, abbiamo creato un giusto mix che ci rende molto pericolosi. Possiamo fare una gran partita contro una squadra che vuole dimostrare anch’essa la sua forza. Quando ci si diverte, in campo arriva. Sei più sereno, più spensierato. C’è stima, rispetto. Chi gioca sa che dalla panchina può entrare qualcuno pronto a fare meglio. Sono due centrocampi che palleggiano e che vogliono avere il pallino del gioco, noi abbiamo Jorginho, Barella e Verratti, loro Busquets, Pedri e Koke, che sono simili. Secondo me prevarrà chi arriverà per primo sui palloni vacanti e per me l’Italia può avere dei vantaggi. Anche se sono fortissimi. Jorginho è un giocatore incredibile. Nel 2007 ero a Verona e giocava nelle giovanili e io dicevo “Ma questo la palla non la perde mai”. È un giocatore incredibile, si è completato tantissimo all’estero. Da ordine, richiama i compagni, è importante anche con la voce. Anche Verratti è così. Noi avevamo Verratti e Thiago Motta a cui non la levavi mai, ora Jorginho e Verratti. Barella è più incursore, ma sa fare anche lui il lavoro di pressing. Bonucci e Chiellini si conoscono a memoria, danno tranquillità e sono i veterani, le fondamenta del gruppo. L’intesa, l’esultanza, trascinano. Hanno vinto più di tutti e sanno trasmettere la mentalità. Vedere l’unione è molto bello, Mancini è il trascinatore: ha portato la mentalità e tutti l’hanno accettata. La serenità si è trasformata nella convinzione dei giocatori. Felipe è un grandissimo giocatore, se ne è andato e non è riuscito ad esplodere, ma qui ha fatto grandi cose. Può fare bene, conosce l’ambiente, può tornare il vecchio Felipe ma più maturo. Se ha ancora la voglia dentro di dimostrare sarà fondamentale. Mi piace osservare, voglio diventare allenatore, ho le idee chiare sul futuro, ma ora voglio giocare. Guardo le partite più con l’occhio tecnico tattico e non da tifoso. Klose diceva:” quando l’attaccante ha 3 volte” fortuna”, è talento “. È diventata anche la mia idea”.