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Lazio, arriva Maurizio Sarri e noi #DiamoINumeri

Con Maurizio Sarri la Lazio apre un nuovo capitolo della sua storia e il popolo biancoceleste torna a sognare.

A cura di Daniele Caroleo

Sarri alla Lazio non è più una semplice suggestione, ma una realtà. Il tecnico approda quindi in quel di Formello, scatenando l’entusiasmo del popolo biancoceleste. E chi ha parlato di trattativa troppo lunga, evidentemente non ricorda quanto durò quella che portò lo stesso allenatore, ex Napoli e Chelsea, alla corte della Juventus. Oppure, per restare in casa biancoceleste, quelle estenuanti (e purtroppo poco fortunate) per Ronaldo (il fenomeno) o Anelka, ad esempio, in epoca Cragnottiana.

In tutti i casi, però, dopo questo nuovo arrivo, è necessario conoscere nel dettaglio i numeri (che non mentono mai) del nuovo allenatore della Lazio, la cui filosofia di gioco e la sua personalità, definite con il neologismo di “Sarrismo”, hanno trovato addirittura spazio tra le pagine della Treccani.

La sua carriera inizia nel 1990, in Seconda Categoria, per poi scalare, piano a piano, tutti i vari campionati dilettantistici, approdando prima in Promozione, poi in Eccellenza ed infine in Serie D (dove vince la Coppa Italia di Categoria, con il Sansovino). Nel 2003 è l’allenatore della Sangiovannese, in Serie C2, con la quale ottiene la promozione in C1. Nel 2005 diventa l’allenatore del Pescara, in Serie B, e da qui in avanti colleziona una serie di diverse squadre, fino alla firma con l’Empoli, nel 2012.

Nella prima stagione arriva 4°, sfiorando quindi la promozione in Serie A (sfumata nella finale playoff contro il Livorno). Ma l’appuntamento è solo rimandato alla stagione successiva, quando, con 20 vittorie e 12 pareggi (su 42 incontri) arriva 2° e porta la formazione toscana nella massima Serie. Completando poi l’opera, nella stagione successiva, con un 15° posto, che significa salvezza.

Il gioco espresso dalle sue squadre non passa di certo inosservato. A fiondarsi su Sarri è il Napoli di De Laurentiis, che punta decisamente su di lui per rilanciare la squadra partenopea ai vertici del calcio italiano. In 3 anni, in Campania, Sarri ottiene 2 secondi posti ed una terza piazza, diventando, di fatto, il principale antagonista della Juventus schiacciasassi di quel periodo (e sfiorando addirittura lo scudetto, nella sua ultima stagione al Napoli).

Dopo aver scalato il calcio italiano, arriva anche la chiamata internazionale, grazie al Chelsea di Abramovich. A Londra, Maurizio Sarri, alza al cielo il suo primo trofeo di alto livello: l’Europa League 2018/21019, vinta contro l’Arsenal di Emery con un perentorio 4 a 1 che non lascia molto spazio ad interpretazioni. Diventando, tra le altre cose, il tecnico più anziano della storia ad aver vinto quella coppa (all’età di 60 anni e 139 giorni).

Arriva dunque la chiamata della Juventus ed il conseguente ritorno in Italia. E anche in questa occasione arrivano i successi, con la vittoria dello scudetto nella prima stagione segnata dalla pandemia da Covid-19, diventando, anche in questo caso, il tecnico più anziano a fregiarsi di questo titolo nell’era del girone unico (61 anni, 6 mesi e 16 giorni).

Esonerato, forse un po’ troppo frettolosamente dalla squadra bianconera (visti anche i risultati del suo successore), al termine di quell’annata tribolata Sarri si è dunque concesso un anno di pausa, in attesa di una nuova opportunità che potesse stuzzicare la sua voglia di allenare e di proporre il suo gioco.

Siamo dunque ai giorni nostri, con la Lazio di Lotito che ha scelto di fare questo importante passo, da top club, ingaggiando uno dei migliori allenatori in circolazione.

Giusto per snocciolare qualche ulteriore dato per confermare tutto questo (se mai ce ne fosse bisogno), basterebbe dire che dal 1996 (l’anno dell’Eccellenza) al 2020 (l’ultima panchina con la Juventus), Sarri ha collezionato 863 panchine, tra campionato e coppe, con ben 410 vittorie e 246 pareggi a fronte di appena 206 sconfitte, con una percentuale di successi quasi del 50% (47,51%, per la precisione). Se considerassimo, invece, solo le ultime stagioni (quelle di Napoli, Chelsea e Juventus), la percentuale salirebbe vertiginosamente, attestandosi al 65,2% (171 vittorie a fronte dei soli 47 pareggi e 45 sconfitte su 263 partite complessive).

Per lui, però, non parlano solo i numeri (che sono comunque indiscutibili), ma parla anche il gioco espresso, i calciatori esplosi o comunque migliorati sotto la sua guida, ed i risultati ottenuti.

Un maestro di calcio, che è giunto in quel di Formello per tornare a diffondere il suo verbo e per incantare i tifosi della Lazio (e non solo).

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