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Luis Alberto: “Col Bayern la partita perfetta. Caso tamponi? Non capisco…”

Luis Alberto si è raccontato a Marca a poche ore dalla gara d’andata degli ottavi di Champions col Bayern Monaco. Ecco le sue dichiarazioni:

Il rientro dopo l’operazione:

“Piano piano sto migliorando. Ho forzato il mio rientro per il buon momento da cui venivo e non sono rientrato nelle migliori condizioni. Dopo l’Atalanta mi sono pentito perché mi si è riaperta la ferita, ma stiamo entrando nella fase decisiva della stagione e volevo esserci per aiutare la squadra. Dobbiamo arrivare tra le prime quattro: non può essere che un anno siamo in Champions, un altro in Europa League, due fuori dall’Europa… Serve continuità per crescere. Stavo andando bene ed è stato difficile fermarmi per l’appendicite. Ho passato un brutto periodo perché è l’anno dell’Europeo ed ero in un buon momento. Mi piacerebbe essere convocato dalla Spagna. Luis Enrique ha il suo stile e non mi ha ancora chiamato, ma continuerò a lavorare per convincerlo a cambiare idea”.

Lazio-Bayern Monaco:

“Nessuno ci considera come favoriti, ma abbiamo delle possibilità: dobbiamo fare la partita perfetta. Ci piacciono le squadre che attaccano e concedono spazi. Se il Barça di Guardiola non era imbattibile, nessuno lo è (ride, ndr). Questa è la Champions League e, per andare lontano, dobbiamo battere i migliori. La squadra è di nuovo felice e dobbiamo continuare così”.

Quest’anno Luis Alberto è più finalizzatore che uomo assist…

“È una questione di sfumature. Succede che ora quando faccio un passaggio non si concretizza in un gol e, invece, segno di più. Magari domani faccio un assist e questa cosa cambia. È vero che le avversarie ti studiano e ora, forse, coprono di più il passaggio e io cerco il tiro. Cosa preferisco? Ho sempre detto fare un assist, ma è anche bello segnare e festeggiare nel modo in cui ti ha chiesto tuo figlio o dedicarlo a qualcuno. Se Immobile mi ha regalato un Rolex per i miei assist? Sarebbe sbagliato se lo desse solo a me. Avrebbe dovuto darlo a tutta la squadra [ride]. Ciro ha segnato i gol e ha la Scarpa d’Oro a casa, ma tutti la sentiamo un po’ nostra. Sono contento del mio contributo e di essere stato il miglior assistman in Serie A per la seconda volta nella mia carriera, ma soprattutto di aver raggiunto l’obiettivo che perseguivamo da tanto tempo: giocare la Champions League. Se supererò il mio record di 12 gol del 2017/18? Penso di poterlo fare. Ne rimangono solo sei per migliorarlo e mi piacerebbe. È una sfida che mi sono posto”.

Sul derby

“Il derby è vissuto in modo molto speciale. È la partita più importante dell’anno. Fare una doppietta è stata un’incredibile scarica di adrenalina. Tutti ti scrivono, ti fermano… In quel momento ti fanno sentire come se fossi Dio. Non è durato a lungo. Tre giorni dopo ho subito un intervento chirurgico per l’appendicite. Mi hanno sempre chiesto gol in partite importanti e in questa stagione li sto facendo”.

L’importanza di Reina:

“Era quello di cui avevamo bisogno. Un giocatore con esperienza, che ha vinto tutto ed è rispettato e che, tra alti e bassi, ti dice le cose in faccia. Eravamo una famiglia, ma ci mancava un padre come Pepe”.

Il rendimento post lockdown:

“Lo stop ci ha distrutti. Venivamo da un momento perfetto per gioco e risultati. Abbiamo ottenuto 17 vittorie in 21 partite. La cosa normale con quella serie di vittorie sarebbe stata essere in testa con 7-8 punti di vantaggio. È stata un’occasione unica per fare la storia, ma non ci siamo riusciti. Prima della ripartenza, diversi giocatori si sono infortunati e abbiamo concluso il campionato molto stretti, con solo 12-13 giocatori. Abbiamo perso quella mentalità da campioni”.

Sul caso tamponi:

“I giocatori hanno fatto quello che ci è stato detto. Sei positivo, vai a casa; sei negativo, ti alleni. Io stesso sono stato a casa per 10-11 giorni. Non capisco come un giocatore possa risultare positivo, poi negativo e poi tornare positivo. Sono cose strane che sono successe anche nella vita di tutti i giorni”.

La lite con Lotito:

“È stato risolta nel modo in cui doveva essere risolta. Mi metto a disposizione dell’allenatore e di Angelo Peruzzi e nessuno mi può rimproverare per il mio sacrificio. Alla Lazio sto bene. Se il club decide di vendermi è un’altra storia, ma finché ho un contratto con la Lazio voglio essere il migliore”.

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